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Riccardo Bisti
12 September 2018

Coric vuole prendersi l'ultima vera Davis

Il 21enne croato affianca Marin Cilic e rende molto competitivo il team guidato da Zeljko Krajan: due anni fa vinse il match decisivo proprio contro gli Stati Uniti. Stavolta giocherà da favorito e ammette il nervosismo: “Ma devo approcciare la Coppa come qualsiasi altro torneo”. I croati giocherebbero in trasferta l'eventuale finale.

La Coppa Davis morirà domenica 25 novembre, quando l'ultima nazionale solleverà l'Insalatiera prima che dall'anno prossimo cambi la formula e, soprattutto, l'essenza della competizione. Per questo, il trofeo del 2018 avrà un valore speciale. Ha buone chance di raggiungere la finale la Croazia, in grado di schierare due top-20 in singolare (Marin Cilic e Borna Coric) e il numero 4 di doppio (Mate Pavic, senza dimenticare lo specialista Ivan Dodig). I ragazzi guidati da Zeljko Krajan sognano di ripetere l'impresa che, nel 2005, aveva reso Mario Ancic e Ivan Ljubicic due eroi nazionali. Stavolta il peso è sulle spalle di Cilic e Coric. Il primo è un giocatore d'esperienza, già protagonista di una finale, mentre per Coric è uno scenario nuovo. Ma lui, da buon croato, sa cosa bisogna fare quando si indossa la maglia a scacchi biancorossi. Ed è molto motivato in vista della sfida contro gli Stati Uniti a Zadar, sulla terra battuta. Notizia dell'ultim'ora: è arrivato il forfait di Jack Sock, che avrebbe dovuto essere il numero 1 a stelle e strisce. Il suo posto è stato preso da Ryan Harrison. Nella prima giornata, dunque, Coric dovrebbe giocare contro Steve Johnson. Parte favorito, ma la pressione sarà notevole. Quando gli chiedono se i match di Davis lo innervosiscono in misura maggiore rispetto agli altri tornei, non ha dubbi. “Sì, però ho già giocato diverse partite. Ho iniziato a 16 anni, quindi so come affrontare le tensioni. E oggi molto meglio rispetto a un paio d'anni fa. Il mio obiettivo è approcciare con la stessa mentalità una partita di Davis e una del Tour ATP. Devo riuscirci, altrimenti divento nervoso, non mi sento bene e inizio ad avere i crampi. Ce l'ho fatta in paio di serie, e ha funzionato molto bene”. La sua avventura in Coppa è iniziata nel 2013, mentre è ben più lunga la militanza di Marin Cilic.

STATI UNITI NEL DESTINO
La Croazia ha sfiorato il titolo nel 2016, ma Cilic si è bloccato a un set dal successo contro Juan Martin Del Potro. All'epoca, i croati avevano rispolverato Ivo Karlovic perché Coric non stava bene e non poté giocare. Ma in due anni cambiano tante cose: Karlovic ha detto addio alla Davis e, comunque, non è più competitivo. Secondo Coric, la possibilità di avere a fianco un giocatore importante come Cilic è cruciale per il suo sviluppo. “Quando ero giovane e stavo iniziando, per me era molto significativo giocare con lui e Dodig perché era qualcosa di nuovo. Ho imparato molto, e sto continuando a imparare. In Davis c'è un ambiente diverso, si condividono tanti momenti, nel tour non sei abituato. Andiamo a cena insieme, mi piace. Giocare per il proprio paese e non solo per se stessi dà un po' di refrigerio”. Come detto, la Croazia affronta gli Stati Uniti di Jim Courier: in quattro scontri diretti, hanno sempre vinto. L'ultimo evoca splendidi ricordi: sul cemento di Portland, in svantaggio 2-0, i croati hanno ribaltato grazie al successo di Cilic su Isner e dello stesso Coric, che si impose in quattro set su Jack Sock. Fu soltanto la quarta volta, in 161 partite, che gli Stati Uniti hanno perso dopo essere stati in vantaggio 2-0. Rispetto ad allora, gli equilibri sembrano essersi ulteriormente spostati a favore della Croazia. E questo, Coric, lo sa. “Sarà una bella sfida - dice – l'ultima volta eravamo in svantaggio 2-0 e tutti pensavano che avremmo perso. Abbiamo vinto il doppio, ma pochi credevano che avrei avuto possibilità contro Sock. Invece sono sceso in campo senza pressioni, pensando di non avere niente da perdere”. Il problema può essere proprio questo. Stavolta la Croazia è favorita: chissà che i ruoli non possano invertirsi. “Ma giocare in casa sarà diverso – dice Coric – giocare sulla terra, forse, è meglio per noi. Vedremo cosa succede”. In caso di vittoria, tuttavia, i croati sarebbero costretti a giocare la finale in trasferta, sia contro la Francia che contro la Spagna. Ma adesso non devono pensarci: abbassare la guardia potrebbe essere letale.

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