UN VOLTO NUOVO
Messa così, sembra facile. Un percorso del genere richiede fiducia. L'obiettivo di Agassi è allontanare le scorie che impediscono a Djokovic di esprimersi al massimo. Secondo lui, è basilare concentrarsi sui soli aspetti che Djokovic può controllare. “E Novak lo sta facendo bene. Mi ha dato tutto quello che aveva in termini di cuore, lotta e messa in pratica. Il progetto è questo. Sta iniziando a dimenticare quello che non può controllare: il campo, il vento, le cattive chiamate e tutto il resto”. Agassi ha smesso di giocare in un assolato pomeriggio del 2006, dopo la sconfitta con Benjamin Becker allo Us Open (guarda caso, il tedesco si è ritirato proprio in questi giorni). Da allora, non ha avuto ruoli attivi nel tennis. Tuttavia, l'impegno attuale gli piace. “C'è un livello di pressione molto interessante, perché sei il responsabile delle speranze e dei sogni di qualcun altro. La sto prendendo molto seriamente. La pressione va e viene e la prendi in modo più rilassato rispetto a quando sei un giocatore”. E' presto per capire se l'alchimia funziona per davvero: sembra chiaro che Agassi non abbia voglia di impegnarsi a tempo pieno. Per questo, Djokovic ha chiesto una mano a Mario Ancic. L'ex top-10 croato, 33 anni, si è ritirato molto giovane a causa della mononucleosi. Poi ha iniziato una nuova carriera presso la sede newyorkese di Credit Suisse, peraltro dopo essersi laureato in legge negli Stati Uniti. Come con Agassi, non c'è nulla di scritto. Di più: Ancic si trovava a Londra per ragioni personali e la collaborazione è nata un po' casualmente. “Serviva qualcuno che affiancasse Andre e passi con me più tempo, nei piccoli tornei e nelle settimane di allenamento – dice Djokovic - Mario è la persona ideale. E' in cima alla mia lista di preferenze, e Andre è perfettamente d'accordo”. Il Progetto-Djokovic, all'alba dei 30 anni, è ripartito. Al di là del valore degli avversari, i primi due match a Wimbledon hanno trasmesso sensazioni positive. Si ripartirà oggi, contro la vecchia conoscenza Ernests Gulbis. Poi, chissà.