NIENTE CALI
Anche sul piano tecnico, il suo progetto non è mirato a creare un clone di Serena. “Era una grande colpitrice ancora prima che iniziassimo. Era molto potente, non ho aggiunto nulla. Però non sapeva bene quando premere il grilletto, e non sapeva che ci sono altri modi per mettere pressione sull'avversaria”. Allo Us Open c'è riuscita benissimo, sia contro la Sabalenka (in cui, a tratti, è sembrata quasi una giocatrice di rimessa) che contro la Keys, totalmente incapace di trovare un piano B. Ciò che colpisce e – paradossalmente – rende personaggio la Osaka, è il suo essere naif. Poche parole, battute ironiche ma senza malizia. Bajin è ben deciso a preservare quel senso di innocenza che è una rarità, in un tennis di pescecani. “Più siamo onesti, aperti, e mostriamo le vulnerabilità... e più questo mondo sarà migliore. E credo che Naomi diventerà una stella per questo”. Intanto è la prima giapponese a raggiungere una finale Slam, migliorando il piazzamento di Kimiko Date (semifinalista a Wimbledon 1996) e ha spazzato via il ricordo-incubo di due anni fa, quando perse proprio dalla Keys dopo aver condotto 5-1 nel terzo set. Stavolta è stata monumentale. “Sentivo che avrei potuto brekkarla – ha detto la Keys – forse avrei anche potuto girare il match, ma ogni volta che arrivavo a palla break lei tirava un ace o un vincente. Pensavo che prima o poi avrebbe avuto un calo, invece non c'è stato. Quindi complimenti a lei, è stata impressionante. Per essere la sua prima semifinale Slam, è stata impressionante nella gestione delle emozioni”: In particolare, sono stati decisivi un paio di game: quello sul 2-1 nel primo set (con quattro palle break annullate) e quello sull'1-0 del secondo, in cui è emersa dopo ben 22 punti. E così, sabato sera potrà sfidare il suo idolo d'infanzia. Talmente idolo che, a suo tempo, non riuscì nemmeno ad avvicinarla per avere un autografo. Ma le cose, si sa, possono cambiare in fretta.
US OPEN DONNE – Semifinale
Naomi Osaka (GIA) b. Madison Keys (USA) 6-2 6-4