Marco Caldara
05 September 2018

La dolce vendetta di Nishikori gela Cilic

In semifinale allo Us Open ci va Kei Nishikori. Nella riedizione della finale del 2014 il giapponese rimonta da 6-2 4-2 sotto contro Marin Cilic e la spunta al quinto, confermando il suo rendimento nel set decisivo. Nessuno, nell'era Open, ha una percentuale di vittorie più alta della sua. Beffato anche Fognini: un successo di Cilic gli avrebbe garantito il n.12 ATP.
C’è da scommettere che in cambio dell’incontro di quattro anni fa, quando il suo duello contro Marin Cilic valeva un titolo Slam, Kei Nishikori darebbe questa vittoria, l’intero prize money del suo Us Open e tanto altro. Ma se il passato non si può cambiare, il presente si può invece costruire, per provare a riprendersi le opportunità sfuggite. Un obiettivo che il giapponese ha fissato nella propria testa, e può rincorrere dopo essersi vendicato (di nuovo) per la sconfitta più cocente della sua carriera. La finale Slam più incredibile del nuovo millennio finì 6-4 6-4 6-4 per Cilic, mentre stavolta il verdetto dell’Arthur Ashe Stadium è 2-6 6-4 7-6 4-6 6-4 in favore di Nishikori, che ha iniziato il 2018 con un paio di Challenger dopo che il polso l’aveva costretto a stare qualche mese lontano dai campi, ma pian piano si sta riconquistando il posto che gli spetta. La terza semifinale Slam in carriera (tutte a New York) è il modo migliore per bruciare le tappe, e pesa perché arriva in un torneo in cui pochi avrebbero scommesso su di lui, nascosto dalla testa di serie numero 21. Ma l’ultima volta che aveva giocato a Flushing Meadows era arrivato fra gli ultimi quattro, e due anni dopo si è confermato, dopo l’ennesima battaglia delle ultime giornate di torneo. È stata meno spettacolare e meno avvincente delle altre, ma questo importa solo al pubblico e a chi deve raccontarla, perché per i protagonisti l’unica cosa che conta è la vittoria. Quella vittoria che Cilic ha accarezzato per un set e tre quarti, dominando la partita fino al 6-2 4-2 e mettendo all’angolo il giapponese con il suo strapotere fisico, ma che poi ha visto lentamente allontanarsi. La vera partita è iniziata lì, nel secondo set, quando il suo diritto è andato in tilt da un momento all’altro, Nishikori ha ringraziato vincendo quattro game di fila e ha dato un nuovo tono all’incontro, regalando al duello un po’ pathos e a Cilic un primo motivo per recriminare, al quale se n’è aggiunto un secondo, grosso, nel tie-break del terzo set.
CILIC MASTICA AMARO, FOGNINI PURE
È stato uno dei pochi momenti decisivi del match: sul 4-3, con la possibilità di servire due volte, il croato ha commesso altrettanti doppi falli, gettando al vento una chance che invece Nishikori ha colto al volo, o di rovescio, con la risposta vincente che sul 6-5 gli è valsa il set. La reazione di Cilic nel quarto ha portato il duello al quinto e gli ha ridato speranza, ma nel finale a colpire è stato di nuovo Nishikori, il signore del set decisivo. Udite udite: nell’intera era Open, ovvero da quando i risultati vengono raccolti con precisione, non c’è un solo giocatore che al set finale – terzo o quinto che sia – ha una percentuale di vittorie migliore del 76% del 28enne di Shimane. Dei suoi 527 incontri giocati in carriera nel Tour, 160 sono terminati al “decider” e 121 volte ha vinto lui, perdendo solamente in 39 occasioni (una su quattro). Significa che quando le energie calano è più bravo di altri a restare lucido, come successo anche stavolta. È volato sul 4-1, poi ha mancato una chance del doppio break, quindi due palle del 5-2, poi una per il 5-3, e si è fatto riacciuffare sul 4-4. Tuttavia, invece che rimanere con la mente ancorata alle possibilità bruciate è riuscito in fretta a dimenticare tutto e ripartire. Ha tenuto con agio il servizio sul 4-4, e poi ha approfittato degli ennesimi regali di Cilic col diritto. Al servizio per rimanere nel match, il croato ha commesso due errori di fila dal 15-15, figli di fretta e tensione, e Nishikori si è fatto bastare il primo match-point. Ha impattato perfettamente la risposta, spedendola dove Cilic proprio non poteva arrivare, e – sempre che Millman non faccia un altro miracolo – si è guadagnato il diritto di sfidare Novak Djokovic, scontentando due colleghi in un colpo solo. Oltre a Cilic, infatti, c’è un altro grande deluso: Fabio Fognini. Malgrado il suo brutto Us Open il ligure era virtualmente numero 12 del mondo, ma è stato beffato all’ultimo dai 720 punti raccolti da Nishikori. Se il nipponico avesse perso ai quarti Fabio sarebbe salito al nuovo best ranking, agguantando Paolo Bertolucci e diventando il terzo italiano da quando esiste la classifica ATP, dietro a Panatta (4) e Barazzutti (7). Invece dovrà rimandare i suoi propositi.

US OPEN UOMINI – Quarti di finale
Kei Nishikori (JPN) b. Marin Cilic (CRO) 2-6 6-4 7-6 4-6 6-4
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