Riccardo Bisti
31 August 2018

Si chiude il tetto sull'Ashe, Sloane va

Un ottimo match, il migliore del torneo, risolleva le quotazioni della campionessa in carica. Doma in due set una ringhiante Azarenka, forse aiutata da una piccola pausa (davvero necessaria?) quando la bielorussa le aveva preso le misure. Vince tre game di fila e approda agli ottavi, senza rinunciare al suo approccio un po' naif.

Si poteva nutrire qualche dubbio sulle chance di Sloane Stephens. Un po' la pressione di dover difendere il titolo, un po' le incertezze vissute al turno precedente, un po' la bravura di un'avversaria (Victoria Azarenka) che si sta ritrovando. Il torneo è ancora lungo, ma il 6-3 6-4 con cui ha centrato gli ottavi li spazza via tutti. Si è vista una Stephens quasi perfetta, con quel tennis sornione che però sa diventare un muro di gomma. Il suo talento le consente di tirare forte senza apparente sforzo, mentre la sua condizione atletica la rende fortissima in difesa, ma anche nella transizione dalla fase difensiva a quella offensiva. Contro una buona Azarenka, che oggi ha giocato “Ok”, come ha ammesso dopo il match, la Stephens ha mostrato ampie tracce della giocatrice che dodici mesi fa si aggiudicava il titolo. In particolare, ha impressionato la sua capacità di chiudere il match quando la Azarenka l'aveva messa in bagarre e rovesciato il punteggio nel secondo set. Avanti 6-3 3-1, per qualche minuto Sloane ha patito la disordinata aggressività della bielorussa, resa ancora più evidente da una gestualità molto più accentuata rispetto a quella lucida e composta della Stephens. Cancellata con un bel rovescio incrociato la palla break che avrebbe portato la Azarenka sul 2-1 e servizio, Sloane brekkava a sua volta ma subiva il veemente ritorno della Azarenka. Spingendo a volontà con il rovescio, Vika si portava sul 4-3 e servizio ma poi il match subiva un'interruzione di una decina di minuti perché gli organizzatori sceglievano di chiudere il tetto sull'Arthur Ashe per una leggera pioggerellina. Talmente leggera che sugli altri campi si è continuato a giocare, compreso il Louis Armstrong (anch'esso dotato di tetto retrattile). “È stato un fattore, ma non sono qui a cercare scuse – ha detto la Azarenka – però se gli organizzatori sapevano che avrebbe piovuto, probabilmente avrebbero dovuto chiudere il tetto sin dall'inizio”. La Stephens ha approfittato della pausa per cambiarsi e, alla ripresa, ha espresso un tennis ancora migliore. Si è aggiudicata gli ultimi tre game, chiudendo con un bel passante di dritto, in avanzamento. E l'esultanza fa capire quanto fosse importante, per lei, vincere questa partita.

QUELL'ATTEGGIAMENTO UN PO' NAIF
“Credo che la differenza rispetto ai primi match con lei siano le mie aspettative: allora ero contenta di esserci, di condividere il campo con una giocatrice così forte, ma non avevo necessariamente l'aspettativa di vincere. Oggi sono più matura”. Talmente matura da parlare con lucidità del suo rapporto con Kamau Murray, il coach che la segue da ormai tre anni e ha dato una svolta alla sua carriera. “Ci sono giorni in cui non ho voglia di parlare con lui, penso che sia la persona peggiore del mondo. Ma lui sa cosa è il meglio per me e mi aiuta a vincere. Non saremo mai i migliori amici, io penso che lui sbagli qualcosa, lui pensa che io sbagli qualcosa, ma si è sviluppata una buona chimica. E una persona non deve essere valutata soltanto dal fatto se hai vinto o no una partita. Mi trovo bene con tutti gli elementi del mio team”. La Stephens piace e diverte, anche per quell'atteggiamento un po' naif: due giorni fa diceva di non sapere nemmeno che faccia avesse la Kalinina, prima di affrontarla. Adesso è attesa da un delicato ottavo di finale contro Elise Mertens, stabile top-20 e forse pronta a qualcosa di più. Non esattamente una sconosciuta: tra l'altro, ci ha perso un paio di settimane fa a Cincinnati: “Ma ero stanca dopo Montreal, non ho necessariamente giocato male ma non c'ero sul piano mentale. Le qualità della Mertens? Non so nel dettaglio, è una giocatrice completa. Serve bene? Non saprei”. Evidentemente funziona così, senza particolare cura o maniacalità nella preparazione delle partite. D'altra parte, la Stephens riesce a raccogliere ugualmente contratti importanti, tra cui quello con Mercedes, e intascare parecchi soldi. Dunque, perché cambiare? Forse non cambierà nemmeno la Azarenka, convinta di aver giocato un buon match, "deciso da un paio di punti". I problemi logistici dovrebbero essere terminati, dunque la rivedremo ai tornei asiatici. E le ambizioni sono notevoli: “Se non pensassi di poter tornare dov'ero, non sarei qui. Fidatevi. Potrei fare tante altre cose, con notevole successo. Ma io voglio tornare a vincere nel tennis”. Dovrà attendere ancora un po': New York, per ora, è casa Stephens.

US OPEN DONNE – Terzo Turno
Sloane Stephens (USA) b. Victoria Azarenka (BLR) 6-3 6-4

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