TRE PUNTI SU CUI DISCUTERE
Il Tribunale non ha accettato la deposizione di un test del capello che, secondo Sara, avrebbe ulteriormente chiarito la sua totale innocenza. Alla richiesta di chiarimenti su questo punto, ha puntualizzato: “Il test del capello è stato accettato per evidenziare le differenze tra me e mia madre, che è consumatrice abituale di letrozolo. Non è stato accettato, per ragioni che non mi sono piaciute (il fatto che i periti della controparte non lo potessero analizzare, ndr), il test sperimentale che ha evidenziato la totale assenza di letrozolo nei miei capelli. Si tratta di un test in grado di rilevarne l'utilizzo, nonché addirittura la tempistica dell'ipotetica assunzione”. Si tratta di un punto molto importante: non sappiamo quanto impieghi il letrozolo a essere smaltito dall'organismo, ma secondo Sara questo test consente di rilevarne l'utilizzo fino a 12 mesi prima. “Per questo siamo pronti a un eventuale ricorso WADA, perché avremmo questo elemento in più a nostro favore”. Va detto che Marco Bonarrigo del Corriere della Sera, autore di alcuni degli articoli che hanno dato più fastidio agli Errani, ha scritto che tale test “è stato svolto in maniera privata e al di fuori del protocollo antidoping, dunque non avrebbe comunque valore giuridico-scientifico”. Questo non lo sappiamo, ma resta un elemento importante. Nel tentativo di trovare “fatti” a discapito di “opinioni”, è certo che il quantitativo di letrozolo trovato nelle urine di Sara sia davvero infinitesimale: 65 nanogrammi sono davvero pochissimi, il che legittimerebbe la tesi dell'ingestione accidentale, peraltro accettata dai giudici. Durante la conferenza, Sarita ha spesso fatto ricorso agli appunti che si era preparata: qualcuno l'ha criticata anche per questo. Sbagliato, perché si è trovata a parlare di argomenti conosciuti – come noi – soltanto in queste settimane. Prima di ribadire più volte le sue conclusioni, ha sostenuto che il letrozolo non è una sostanza dopante per le donne (“Lo dimostra lo studio di un medico australiano dell'Università di Sydney”), e ha respinto la tesi che sia una sostanza coprente: “Il suo effetto non è quello di nascondere, bensì di contrastare gli effetti collaterali dell'utilizzo degli steroidi”. Restando nel merito, ha poi ribadito i tre punti sui quali il Tribunale le ha dato ragione.
E' possibile, probabile. Ma la certezza assoluta non può esserci, né ci sarà mai. Sara fa benissimo a dire che “dentro di me so come sono andate le cose”, ma dimostrarlo retroattivamente è impossibile. Va detto che in 52 minuti di conferenza non ha mai pronunciato la parola “tortellini” che invece era finita su quasi tutti i titoli perché menzionata in sentenza. La Errani si è limitata a parlare di generica “contaminazione del cibo”.
Vero, ma questa attenuante è stata concessa anche a chi ha preso sanzioni ben più pesanti della sua. La stessa Sharapova, dopo la riduzione a 15 mesi, ha sottolineato con forza questa aspetto.
E' vero, e in effetti è del tutto inverosimile che una tennista di donna ricorra a una sostanza del genere per migliorare le prestazioni. Sara ha poi tenuto a precisare che i due mesi di squalifica (ai quali vanno aggiunti 3 mesi e 22 giorni di risultati e prize money cancellati, tranne la Fed Cup) sono arrivati perché le è stata attribuita la responsabilità per la negligenza della madre (ovvero il fatto di tenere il Femara nei pressi della dispensa della cucina). “In questi mesi, ammetto di aver sperato nell'assoluzione piena e totale”. Va però detto che il letrozolo sia nella lista delle sostanze dopanti sin dal 2001, dal 2005 per le donne. Comunque ci sia finita, e a prescindere degli effetti, non doveva entrare nel suo organismo.