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Marco Caldara
05 April 2018

L’Italia dice «no» alla Davis del futuro

Per la squadra sconfitta, il week-end di Genova potrebbe diventare l’ultimo della Coppa Davis come l’abbiamo conosciuta fino a oggi. Le modifiche proposte dall’ITF spaventano il pubblico, e non piacciono agli italiani. “Sarebbe difficile continuare a chiamarla Coppa Davis”, dice Lorenzi. Critico anche Barazzutti: “La Davis è speciale perché è diversa, le modifiche porterebbero a un declassamento”.

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WTA Charleston - WTA Monterrey - Coppa Davis
A Palazzo San Giorgio c’era addirittura mister David Haggerty in persona, il presidente ITF che sta provando a cambiare per sempre la Coppa Davis, e il quale – curiosamente – ha letto una nota di presentazione della sfida Italia-Francia imbevuta di storia, la stessa che il suo (potenziale) nuovo format andrebbe a calpestare. È stato lui a ricordare i felici trascorsi in Davis – prima da giocatori, poi sulla panchina – dei capitani Corrado Barazzutti e Yannick Noah, poi ad applaudire Fabio Fognini per il week-end da eroe di febbraio a Morioka, e quindi a ricordare il valore della più importante manifestazione a squadre nel mondo della racchetta. Quello in arrivo potrebbe diventare l’ultimo week-end della Davis come la conosciamo oggi prima del via libera al cambiamento, e Haggerty lo trascorrerà sulle tribune dello Stadio Beppe Croce, chiacchierando, stringendo mani, e magari confrontandosi col presidente Angelo Binaghi sui pro e i sui contro della riforma proposta qualche settimana fa, che verrà promossa o bocciata il prossimo agosto nell’Annual General Meeting di Orlando. Di sicuro, Haggerty non avrà invece bisogno di convincere il presidente della FFT Bernard Giudicelli, seduto poco distante da lui al tavolo del sorteggio. Il numero uno della Federtennis francese, membro del board dell’ITF, è stato l’unico presidente di una delle nazioni più importanti a dirsi favorevole alla riforma, con buona pace dei commenti di alcuni senatori del tennis d’oltralpe come Yannick Noah, Lucas Pouille e Amelie Mauresmo, che hanno parlato di scelta folle da parte dell’ITF. Se le modifiche studiate insieme a Kosmos dovessero entrare in vigore dal 2019, per la squadra perdente quello di Genova rimarrà l’ultimo week-end di Coppa Davis tradizionale. Uno scenario che spaventa il pubblico, e dai giocatori ha raccolto più critiche che pareri favorevoli.
“LE MODIFICHE AMMAZZEREBBERO LA DAVIS”
Interrogati sull’argomento nella conferenza stampa post-sorteggio, anche i membri del team italiano hanno dato la propria opinione, aggiungendosi al lungo elenco di chi ha storto il naso. “La Davis ha tanta tradizione – ha detto Andreas Seppi – e giocarla in una sede unica eliminerebbe il tifo, trasformandola in qualcosa di simile a un torneo tradizionale. Stanno provando a cambiare tante regole, ma così facendo la Davis rischia di perdere la sua identità. Forse sarebbe meglio lasciarla così, e magari disputarla ogni 2 o 3 anni. Per renderla qualcosa di speciale”. Della stessa idea anche Paolo Lorenzi: “se le modifiche entreranno in vigore, penso che sarà difficile continuare a chiamarla Coppa Davis. Diventerà qualcosa di completamente diverso, mentre io credo che la Davis debba rimanere così come è adesso. Ha resistito per tantissimi anni e si tratta di un format diverso dagli altri, che la gente apprezza molto anche per questo”. Critico anche Corrado Barazzutti: è raro che il cittì azzurro si sbottoni, ma alla Davis ha legato buona parte della sua vita. Lo storico trionfo azzurro del 1976 è il punto più alto della sua carriera, e da 17 anni siede sulla panchina dell’Italia, guidata negli anni bui della Serie C fino alla ricostruzione delle scorse stagioni. “Cambiare così un format che funziona molto bene da oltre cent’anni – ha detto – significa ammazzare questo tipo di competizione. Sarebbe come prendere un torneo del Grande Slam e farlo giocare in una settimana, al meglio dei tre set. Penso che non succederà mai. La Coppa Davis ha radici profonde e una grandissima tradizione, si gioca per rappresentare il proprio paese e c’è una grande spinta emotiva. La Davis è bella e speciale proprio perché è diversa, e le modifiche potrebbero a un declassamento della competizione”. Purtroppo, la decisione di agosto non spetterà a loro, ma le opinioni dei protagonisti non dovrebbero passare inosservate. In campo ci vanno loro, mica le Federazioni.
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