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La transizione c'è, ma non siamo ancora pronti

Senza neanche un Fab Four negli ottavi, il tennis deve abituarsi a una nuova dimensione. Le storie ci sono, così come le belle partite: Coric-Shapovalov ne è stato un ottimo esempio. Tuttavia, gli spalti semivuoti fanno pensare che il pubblico non sia ancora pronto al cambiamento.

Osservando il (bel) match tra Borna Coric e Denis Shapovalov abbiamo capito perché l'ATP ha puntato così tanto sul principio e sul concetto di “Next Gen”. Si erano accorti che il prossimo ricambio generazionale, il primo da quando le nostre vite si sono digitalizzate, non sarà indolore. I campioni di oggi sono stati i più amati di sempre: forse non diremmo lo stesso se gli smartphone fossero esistiti ai tempi di Borg-McEnroe, Becker-Edberg o Sampras-Agassi, ma tant'è. Internet e le sue immense potenzialità hanno fatto entrare nel tennis una legione di appassionati che hanno portato dinamiche di tifo simili a quelle degli sport di squadra. Ma se una squadra di calcio resterà in eterno, al di là di chi ne indossa i colori (fallimenti societari a parte), nel tennis è diverso. E allora è possibile che il pubblico possa sentirsi orfano quando campioni come Roger Federer e Rafael Nadal non ci saranno più (con Djokovic un gradino sotto, e Murray ancora più in basso). Grazie a Roger e Rafa, il tennis è tornato a essere una disciplina mainstream. Tutti sanno chi è Federer, da dove viene. Un bignami della sua storia è ormai a disposizione di tutti. Ed è così, più o meno, per i suoi principali avversari. Il tennis sopravviverà a se stesso, come ha sempre fatto, ma c'è il rischio di una fase di assestamento in cui si potrebbe tornare a una dimensione di nicchia. Il rischio è diventato concreto nella giornata di ottavi al Miami Open, uno dei tornei più importanti del tour. A parte le difficoltà logistiche che l'anno prossimo imporranno il trasferimento all'Hard Rock Stadium, si gioca in un luogo suggestivo e incantevole. In campo, nell'ultimo match della sessione diurna – la più suggestiva, con il suo gioco di luci e ombre – due ragazzi dal grande avvenire. Ma se osservate con attenzione gli ultmi 10 secondi del clip qui sotto, vi accorgerete che qualcosa non quadra.

DUE PERSONAGGI, UNA BELLA PARTITA
Borna Coric (classe 1996) è il simbolo del duro lavoro, di chi è disposto a passare ore e ore sul campo da tennis pur di sfondare. Con lui non si può usare la retorica del ragazzo sfuggito alla guerra, poiché è troppo giovane per aver vissuto gli orrori degli scontri armati nei Balcani. Anzi, è venuto al mondo quando erano già stati siglati gli accordi di Dayton. Però è un bel tipo, Borna. Tempo fa si paragonò a Djokovic (non voleva essere presuntuoso, anche se qualcuno l'aveva fatto passare come tale), e in effetti lo ricorda in alcune movenze. Non ne sarà l'erede, ma intanto ha scelto di farsi allenare da Riccardo Piatti, laddove a suo tempo era transitato Nole. Ancora più facile creare suggestione attorno a Denis Shapovalov (classe 1999). Figlio di russi, nato in Israele, cresciuto in Canada, svezzato da mamma Tessa (presente in tribuna anche oggi), che a suo tempo mise su Youtube le immagini del figlio per raccattare qualche contributo. Ciò che colpisce, tuttavia, è lo stile di Denis. Si pensava che nel 21esimo secolo non ci fosse più spazio per uno come lui, dal tennis brillante e aggressivo, di puro istinto, col rovescio a una mano e una naturale predisposizione per il gioco di volo. Essendo mancino, qualcuno ha già scomodato paragoni pesanti (John McEnroe) o addirittura blasfemi (Rod Laver). Tra i due è venuta fuori una bella partita, frutto di un evidente contrasto di stili. In due ore e venti l'ha spuntata il più esperto, 7-6 4-6 6-4. Sarà pure un ragazzino, ma Coric ha giocato circa 150 partite in più. Nell'occasione, è più corretto dire che Shapovalov ne ha 150 in meno. Si è visto nell'ultimo game, indegno di un match così bello e vivace. Il canadese è piombato in un tunnel di tre doppi falli, a cui si aggiunge un facile dritto sparacchiato fuori di metri. Nei quarti ci va Coric, bravo a vincere un fantastico scambio di 33 colpi a chiudere il game precedente. Col senno di poi, si può dire che quel punto abbia tagliato le gambe a Shapovalov. Insomma, un pomeriggio da raccontare e forse da ricordare, specie se i due sapranno mettere in piedi una bella rivalità.

VERSO UNA NORMALIZZAZIONE
Eppure, non c'era elettricità nell'aria. Il campo centrale era semivuoto, non c'era l'atmosfera da grande evento. Il fatto è che – per le ragioni appena descritte – era un grande evento! E pensare che aveva appena giocato Juan Martin Del Potro, il giocatore più popolare rimasto in gara. Il 6-4 6-2 con cui l'argentino ha superato Filip Krajinovic non era sufficiente a sfamare la voglia di tennis dell'appassionato medio, dunque c'erano tutte le premesse affinché Coric-Shapovalov fosse accolto diversamente. E allora torniamo a quanto detto nelle prime righe: la transizione verso il post-Federer è già cominciata. Ci vorrà un po' di tempo, ma vedremo sempre più spesso tornei senza neanche uno dei big negli ottavi. Il tennis andrà incontro a una normalizzazione che potrebbe anche significare ridimensionamento, a meno che qualcuno dei ragazzi della Next Gen non mostri stimmate importanti sia dentro che fuori dal campo. I personaggi non mancano: Coric e Shapovalov, per esempio, non sono male. Nemmeno Kyrgios e Zverev (protagonisti della sessione serale, con convincente vittoria del tedesco), così come qualcun altro come Alex De Minaur o Felix Auger Aliassime. Ma un conto sono le sensazioni di inizio carriera, un conto è quello che sapranno ottenere per davvero. Il Miami Open 2018 sta dando una risposta forte e chiara: molti appassionati non sono ancora pronti ad accogliere il passaggio del testimone. O forse non ne hanno voglia. Per questo, la mossa chiamata “Next Gen” (che andrà avanti almeno fino al 2021, con il suo Masters milanese) ha un valore. O meglio, lo ha quando si tratta di promuovere nuovi personaggi e le loro personalità. Meno se si tratta di proporre e sperimentare regole che hanno ben poco a vedere con la tradizione e la bellezza del tennis. Ma questa è un'altra storia.

ATP MASTERS 1000 MIAMI – Ottavi di Finale
Pablo Carreno Busta (SPA) b. Fernando Verdasco (SPA) 6-0 6-3
Kevin Anderson (SAF) b. Frances Tiafoe (USA) 7-6 6-4
Alexander Zverev (GER) b. Nick Kyrgios (AUS) 6-4 6-4
Borna Coric (CRO) b. Denis Shapovalov (CAN) 7-6 4-6 6-4
Juan Martin Del Potro (ARG) b. Filip Krajinovic (SRB) 6-4 6-2
Milos Raonic (CAN) b. Jeremy Chardy (FRA) 6-3 6-4
Hyeon Chung (COR) b. Joao Sousa (POR) 6-4 6-3
John Isner (USA) b. Marin Cilic (CRO) 7-6 6-3
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