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Il paradosso del Murray senza pressione

Incredibile ma vero: Andy Murray sta vivendo con relativa tranquillità la campagna londinese. Gli occhi dei media si sono spostati su Johanna Konta e lui ha centrato i quarti (decima volta di fila) quasi in sordina. Alcune frasi sugli appassionati di tennis e sulle preferenze tennistiche della moglie sono passate quasi inosservate. Fino all'anno scorso, le avrebbero sparate in prima pagina.

I media britannici possono essere terribili. Lo sa bene Tim Henman, ne ha pagato le conseguenze lo stesso Andy Murray. Ma nell'anno in cui si presenta da numero 1 ATP (ed è la prima volta), si sono fatti abbagliare dalla favola di Johanna Konta. Se lui ha interrotto un digiuno di 77 anni, lei potrebbe diventare la prima britannica a vincere, 40 anni dopo Virginia Wade. La presenza della stessa Wade in tribuna aiuta a creare l'atmosfera. Risultato? Andy si trova nell'inedita posizione di poter giocare tranquillo. Per centrare la finale dovrà battere Sam Querrey, poi uno tra Cilic e Muller. Ottimi giocatori, ci mancherebbe, ma nelle fasi finali di Wimbledon poteva andare peggio. Andy inaugurerà il programma di mercoledì sul Campo Centrale (ore 14, diretta Sky Sport 1) contro l'americano. Ci ha vinto sette volte su otto, comprese due partite sull'erba. “E' un avversario difficile da affrontare – dice Murray – serve alla grande, tira i suoi colpi senza paura. Inoltre qui ha raccolto ottimi risultati. L'anno scorso ha battuto Djokovic e nei giorni scorsi si è ripetuto contro Tsonga”. Per Murray è una campagna strana. In passato si presentava a Wimbledon al top della condizione: stavolta ha perso subito al Queen's, poi ha avuto un problema fisico all'anca. Però le cose sono migliorate, giorno dopo giorno. Va meglio rispetto alla vigilia del Roland Garros, quando era fuori forma ed era stato vittima di un attacco influenzale. “Preferisco l'erba alla terra, poi a Parigi mi ero presentato tra mille dubbi dopo aver giocato male a Madrid e a Roma. Invece il Roland Garros è stato molto importante. Prima di Wimbledon colpivo la palla molto bene, avevo qualche problema soltanto con gli spostamenti, che pure sono una parte importante del mio gioco”. Da parte sua, Querrey ha promesso una partita aggressiva, in cui cercherà di stritolare sin dall'inizio la difesa di Murray. Quando gli hanno chiesto se negli Stati Uniti esistono atleti popolari come Murray in Gran Bretagna, lo hanno messo in difficoltà. “Lui è l'atleta più noto qui, mentre negli States ce ne sono almeno una decina sullo stesso livello. Forse nemmeno il Super Bowl è seguito dal 100% degli americani. Qui sembra che tutti guardino Murray a Wimbledon”.

"NON TUTTI I BRITANNICI MI AMANO"
Tutto vero, ma quest'anno c'è una Konta in più. Per intenderci, dopo la vittoria su Benoit Paire, Andy ha rilasciato dichiarazioni che fino all'anno scorso sarebbero state oggetto di attenzioni morbose. Stavolta sono quasi filate via lisce. “Il successo della Konta è buono per il tennis britannico perché molti appassionati britannici non si divertono a guardarmi. Voglio dire, non tutti quelli che seguono il tennis amano vedere Federer. Ha tantissimi tifosi, ma c'è anche chi preferisce Nadal. Quindi ci saranno anche britannici a cui non piace il mio gioco, il mio stile o la mia personalità. Per questo, ritengo che per la salute di una disciplina sia importante avere giocatori di diverso tipo: uomini, donne, mancini, destri, alti e bassi. Mia moglie, per esempio, ama osservare i giocatori più piccoli”. Fino all'anno scorso, la rivelazione avrebbe fatto la felicità dei tabloid: Kim Sears ama vedere la Cibulkova, o magari Gilles Simon. E chissà che non abbia provato simpatia anche per Fabio Fognini mentre sfidava il marito. Curioso, visto che Andy è un omone di 191 centimetri.

OBIETTIVO FELICITA'
Andy ha parlato anche della biografia di mamma Judy, uscita in questi giorni. Non l'ha letta, ma è a conoscenza delle parti che lo riguardano. “Voleva che ne fossi consapevole prima della pubblicazione: non ho dovuto effettuare una sola correzione. Abbiamo discusso su alcuni punti, ma solo perché è importante il modo in cui le cose vengono formulate. Non ho ancora letto il libro, ma è buono che abbia raccontato la sua storia: non tutti sono consapevoli dei sacrifici che una famiglia è obbligata a fare per dare una chance ai propri figli. Se hai due figli tennisti, con l'aspirazione di allenarsi all'estero, tutto può essere molto costoso. Mio padre e mia madre hanno fatto grandi sacrifici, senza di loro non sarebbe stato possibile raggiungere certi traguardi”. Secondo Murray, la gioia più grande per un genitore è scorgere la felicità negli occhi dei figli. “Mia madre avrebbe preferito vedermi perdere al primo turno ma felice, piuttosto che nei quarti e infelice. Ama il tennis e vuole vederci vincere, ma so che la nostra felicità è la cosa più importante per lei”. Se poi è accompagnata dai successi sul campo, tanto meglio. E Murray, partito tra mille dubbi, sembra aver trovato la strada giusta per arrivare in fondo. O almeno provarci. Le bombe di Sam Querrey saranno un ottimo banco di prova.

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