EVIDENTE NERVOSISMO
La Cornet, numero 39 WTA, ha proseguito regolarmente la sua programmazione, ottenendo risultati più o meno nella norma: secondo turno a San Pietroburgo e secondo turno a Doha. Ha un po' deluso ad Acapulco, dove si è arresa a Rebecca Peterson. Ma pare evidente che la situazione le pesi, e molto. Durante il torneo di Doha si è resa protagonista di un plateale scambio di opinioni con il coach-fidanzato Michael Kuzaj. Impegnata contro Karolina Pliskova (poi vincitrice con un netto 6-2 6-3) ha chiesto il coaching. Quando Kuzaj le ha detto che era “fuori dalla partita”, è andata nel pallone. “L'analisi la facciamo dopo – ha replicato stizzita – puoi dirmi cosa devo fare ora?”. Kuzaj ha proseguito a darle istruzioni come se nulla fosse, ma lei non lo ascoltava più. “Vuoi mettermi nella fossa, con la testa in un secchio, dicendomi che sono fuori alla partita? Ma ti rendi conto di quello che stai facendo?”. Al disperato tentativo di Kuzaj di calmarla, si è messa le mani sulla testa. “Hai il dono di farmi uscire di me. Non mi piace il tono che utilizzi. Ti ho chiamato, sono iper-ricettiva... tu arrivi e mi attacchi”. “Non ti attacco, ti dico che va bene” ha replicato Kuzaj, prima che il match riprendesse. Un piccolo segno di una generale confusione che sta condizionando la carriera di Alize. Nell'unica occasione in cui ha parlato pubblicamente della faccenda (un post su Twitter: da allora non ha più pubblicato nulla), la francese aveva spiegato di essersi sottoposta a una ventina di test nel solo 2017 (secondo i dati ufficiali, è una delle poche giocatrici ad averne avuti 7 o più sia durante i tornei che fuori dalle competizioni) e che l'udienza si sarebbe tenuta a marzo. Invece dovrà restare ancora un paio di mesi con una spada di Damocle puntata sulla schiena. È improbabile, se non impossibile, che Yannick Noah la convochi per la semifinale di Fed Cup contro gli Stati Uniti, poiché l'aveva già esentata per il primo turno contro il Belgio. Ufficialmente, la federazione aveva detto che si trattava di una mancata convocazione per consentirle di preparare la difesa processuale. La verità è che hanno preferito non rischiare l'invalidazione dei risultati. Convocarla a dieci giorni dal processo sarebbe un rischio troppo grande.