OTTIMO BILANCIO, MA NELLE FINALI...
“Non bisogna correre rischi – ha chiuso Courteau – la cosa importante è che la scorsa settimana si sia allenato senza limitazioni. Lo stop di oggi, dopo un'ora, non cambia nulla in vista di venerdì. Non conosciamo ancora le decisioni di Noah...”. È probabile che i dubbi saranno sciolti soltanto alla vigilia, anche se la scelta sembra semplice: dovesse essere a posto, Tsonga è più forte di Chardy. Già a Genova, contro l'Italia, quest'ultimo aveva evidenziato le sue fragilità sulla terra battuta. Nei giorni scorsi, Tsonga aveva manifestato un certo ottimismo, confermando il grande feeling con capitan Noah. “Non lascia nulla al caso e ha un approccio molto umano – racconta Tsonga – si concentra sulle cose buone e non si lascia condizionare da quello che viene detto. Credo che non si possa mai giudicare male chi dà il meglio di sé”. Tsonga ha una vasta esperienza in Coppa Davis: ha giocato 36 partite, vincendone 27 (il 75%). Tuttavia, non è mai stato decisivo in finale. Nel 2010 non fece parte del team che perse in Serbia, mentre nel 2014 perse un brutto match contro Stan Wawrinka nella prima giornata, poi risultato decisivo nell'economia della finale contro la Svizzera. Fu titolare anche l'anno scorso, ma per lui fu festa a metà: vinse senza problemi nel primo giorno contro Steve Darcis, ma poi avrebbe perso contro David Goffin. Ergo: l'eroe fu Lucas Pouille, che ebbe la fortuna di giocare l'ultimo match. Stavolta, in caso di 2-2 (scenario tutt'altro che improbabile, visti i valori in campo), potrebbe essere proprio Tsonga a scendere in campo. Per lui sarà un weekend ad alto rischio: potrebbe infilare un successo indimenticabile, ma c'è il rischio che diventi un disastro, con tanto di mazzata psicologica per i prossimi impegni. Per adesso, prega che la spalla lo lasci in pace. Poi si vedrà.