IL MEGLIO DEVE ANCORA VENIRE
Sa di cosa parla, il ragazzo del Tennessee. Nel 2009, mentre giocava il torneo junior, svolse una sessione di allenamento proprio con Nadal. Esperienza terribile. Ma è stata ancora peggiore quella del 2014, quando un intervento all'anca gli ha impedito di camminare per un mese. Ed è rimasto fuori dal tour per un totale di cinque mesi. Da allora, è diventato un maestro di preparazione atletica. “Potrebbe sembrare stanco durante un match, ma non è così – dice coach Jim Madrigal – credo che abbia più spirito combattivo di buona parte dei top-40. Non molla mai, fino alla stretta di mano. Però gli capitava spesso di distrarsi”. E allora hanno svolto un lavoro mirato per cercare di migliorare la capacità di concentrazione, punto dopo punto. I risultati sono arrivati, belli e fragorosi. Inoltre serve meglio, e il dritto sembra finalmente all'altezza di un ottimo rovescio. Casualmente, ha scoperto che la terra battuta è perfetta per il suo tennis. Si è qualificato per il torneo ATP di Houston, poi ha raggiunto due finali Challenger: ha perso quella di Sarasota (contro Tiafoe) prima di vincere quella di Savannah, vincendo due partite al fotofinish contro Henri Laaksonen e Tommy Paul. Nel pieno della maturità atletica, Sandgren è convinto di avere ancora il meglio davanti a sé. “Non mi voglio certo paragonare a Roger Federer, ma lui è migliorato dopo aver compiuto i 30 anni – dice Sandgren – questo mi fa pensare che, anche se hai faticato per qualche anni, esistono ancora speranze”. E poi, con quel nome lì, cosa vuoi fare se non il tennista? I suoi genitori, come detto, lo hanno chiamato così in onore alle origini svedesi, ma – non poteva essere altrimenti – perché amano il tennis. “Ho pensato che non potessi essere troppo male a tennis, con un nome del genere – dice Sandgren – magari non un fenomeno, ma almeno dignitoso”. A quanto pare, aveva ragione.