“Dovresti scrivere un Viaggio al termine di Roger”. Così, qualche giorno fa, mi ha incitato il Direttore, parafrasando il titolo di un noto romanzo dello scrittore “maledetto” Céline. Detto, fatto. O almeno, un breve viaggio, perché la materia richiederebbe un’elaborazione più ampia. Eccoci alla prima tappa di questo cammino non più rimandabile: ormai ci siamo, non serve aggiungere altro.
Può stupire, ma gli argomenti non mancano mai per chi ha nel cuore il Re. Mi riferisco anzitutto a una sua recente intervista su un noto magazine internazionale. Queste le sue parole di apertura: “La standing ovation che ho ricevuto quest’anno a Wimbledon è stata speciale. Quando sono uscito dal campo, ho potuto sentire l’amore dei tifosi. Certo, è sempre difficile lasciare il campo dopo aver perso a Wimbledon, prima della finale. Non ti resta che preparare in fretta la borsa e lasciare la scena al tuo avversario”.
Nel commentare questa uscita di scena ci vengono incontro alcune parole alate, proprio di Céline, più precise di un rovescio lungolinea all’incrocio delle righe di Sua Fluidità: “è più difficile rinunciare all’amore che alla vita”. Game, set and match. Solo paradosso o possiamo scavare più in profondità? Se il piccolo gioiello intitolato Cantico dei cantici, che con miracoloso ardire si spinge fino a collocare l’eros al cuore della Bibbia, si chiude affermando che “forte come la morte è l’amore, tenace come gli inferi è la passione amorosa”, tutto si fa più chiaro: non la vita, ma solo l’amore può lottare contro la morte. E forse vincere.