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Riccardo Bisti
05 August 2018

Riforma Davis, battaglia sempre più aspra

Due brutte notizie per Dave Haggerty e il suo entourage: Tennis Australia voterà contro le proposte di modifica, mentre il presidente di Tennis Europe ha scritto a tutte le federazioni europee: "Non vedo i vantaggi della riforma". Le preoccupazioni sono soprattutto di natura economica.

Qualcosa si muove, non solo a senso unico. Alcune indiscrezioni facevano pensare che la riforma della Coppa Davis andasse in porto, poiché l'ITF avrebbe in mano i voti necessari per sventrare la tradizione e ridurre la manifestazione a un evento da giocarsi in una sola settimana, dopo le ATP Finals. Tuttavia, a un paio di settimane dall'Annual General Meeting ITF (previsto dal 13 al 16 agosto) arrivano un paio di brutte notizie per Dave Haggerty e il suo entourage. La prima ha la firma di Tennis Europe: in una lettera inviata a tutte le 50 federazioni europee, la federazione paneuropea ha manifestato più di una perplessità sugli eventuali benefici della riforma. L'altra riguarda il “no” di Tennis Australia, che dunque destinerà i suoi 12 voti in difesa della tradizione (anche se è ipotizzabile che ci siano ragioni di opportunismo, visto che la federazione australiana organizzerà la nuova World Team Cup insieme all'ATP, la cui formula sarà molto simile a quella ipotizzata per la Coppa Davis). Ma andiamo con ordine: Vladimir Dmitriev, presidente di Tennis Europe (la ex ETA, European Tennis Association) ha espresso alle varie federazioni due importanti preoccupazioni sulle riforme in oggetto. A suo dire, l'ITF non avrebbe dato sufficienti informazioni sulle garanzie bancarie destinate alle varie federazioni sui 120 milioni di dollari che ogni anno Kosmos verserebbe nelle casse ITF. Per adesso, si è limitata a parlare di sole garanzie per 41 milioni di dollari. Dmitriev ha espresso ulteriore perplessità per l'assenza di un piano di riserva se i cambiamenti non fossero proficui. Insomma: più che la tradizione, Dmitriev è impegnato a difendere i portafogli delle varie associazioni. Detto che sul piano sportivo sarebbe un disastro, gli unici vantaggi della riforma sarebbero di natura economica, ed è lì che l'ITF ha spinto (giustamente, dal suo punto di vista). In assenza di queste garanzie, Dmitriev dice che non riesce a vedere quali vantaggi ci sarebbero riducendo la Davis a due settimane (il primo turno di febbraio e le finali di novembre). “Non vedo benefici fino a quando l'ITF non darà risposte soddisfacenti su questo punto”. L'altra preoccupazione riguarda la World Team Cup di gennaio: con il suo maxi-montepremi e tanti punti ATP in palio, potrebbe spingere diversi giocatori a boicottare la Coppa Davis. A suo dire, la nuova Insalatiera avrebbe una data sfavorevole. Ed è sicuro che non darebbe punti per la classifica mondiale (il montepremi complessivo, invece, si attesterebbe sui 27 milioni di dollari).

TENNIS AUSTRALIA DICE NO
Dmitriev si domanda anche che fine farebbero le altre due settimane in cui è ancora attualmente programmata la Davis (la prima di aprile e la terza di settembre). Nel frattempo, è ufficiale il “no” di Tennis Australia. “Non abbiamo altra scelta che votare contro gli emendamenti proposti” ha scritto il presidente Craig Tiley in una missiva inviata all'ITF e visionata da Reuters. La ragione ufficiale sono le poche certezze su quale sarà il “valore aggiunto” per i giocatori e le nazioni, visto che si perderebbe la formula casa-trasferta, il florido marketing locale, l'investimento nelle strutture e i benefici per i giocatori. Secondo Tennis Australia, l'ITF fa riferimento a numeri importanti, ma “non ci sono dettagli a sufficienza per darci fiducia”. La lettera di Tennis Australia va oltre gli aspetti economici e si riferisce anche a quelli sportivi. Nella sua missiva, firmata anche da tanti ex dirigenti e dal capitano Lleyton Hewitt, Tiley sostiene che la resistenza di TA ha anche altre ragioni: “Eliminare i match al meglio dei cinque set, ridurre i match tra tre a due giorni, perdere quasi del tutto la formula casa-trasferta rende la manifestazione completamente diversa e, a nostro avviso, meno avvincente. Si tratta di un cambiamento eccessivo in una volta sola: in assenza di informazioni cruciali, Tennis Australia si opporrà alla attuali proposte. Non possiamo accettare di buttare 118 anni di storia senza capire, nel dettaglio, dove andremo a finire”. C'è poi un altro aspetto, altrettanto delicato: la posizione di Bernard Giudicelli, presidente della federtennis francese, il quale ha già detto che voterà a favore della riforma nonostante diversi elementi della stessa FFT fossero contrari. L'attuale statuto ITF prevede che un membro del consiglio dovrebbe dimettersi se condannato per un reato penale. Vista la delicatezza del momento, l'ITF vuole ottenere la discrezionalità nello scegliere il mantenimento della posizione se la condanna non è considerata reato penale negli altri paesi affiliati all'ITF. Come è noto, Giudicelli è stato condannato per diffamazione. Proprio come noim Dmitriev ritiene che l'emendamento proposto dall'ITF sia una soluzione ad personam, pensata esclusivamente per ottenerne un vantaggio politico.

HAGGERTY AVRÀ BISOGNO DI 306 VOTI
“Quando un emendamento può essere visto come il tentativo di favorire un individuo, questo deve essere messo in discussione. Nessuna commissione può agire sulla base di una decisione futura dell'assemblea e nessuna decisione può essere retrospettiva”. L'ITF ha scelto di tenere Giudicelli in carica fino a dopo le votazioni, presentando una proposta che garantisca al Board la discrezionalità di fare come meglio crede in casi di questo tipo. La nota di Dmitriev ha poi abbracciato altri aspetti che esulano dalla Coppa Davis: il “Codice Etico” stabilito dall'ITF, che però sarebbe messo al voto prima che il documento finale fosse visonato dalle varie federazioni. Infine, ha espresso vive perplessità per la riforma del circuito ITF, che dall'anno prossimo vedrà la nascita dell'ITF Transition Tour: in due parole, i tornei Futures darebbero molti meno punti per la classifica ATP. “Non siamo sicuri che questi cambiamenti siano nell'interesse delle future generazioni e che i paesi europei ne traggano beneficio. C'è la possibilità concreta di avere una riduzione dei tornei in Europa”. Questa faccenda, tuttavia, non sarà tra quelle votate ad Orlando. Ma parliamo di numeri: a Orlando, avranno diritto di voto 147 paesi sui 200 affiliati all'ITF. Ci sono vari scaglioni di influenza: a seconda del proprio peso politico, i vari paesi avranno in mano un pacchetto di voti. Soltanto cinque nazioni avranno 12 voti a disposizione: Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti, Australia e Germania. Abbiamo già la certezza che Australia e Germania voteranno contro alle proposte di Haggerty. Ci sono poi paesi con 9 voti (tra questi l'Italia, che dovrebbe votare contro), 7, 5, 3 e 1. I voti totali saranno 459, che però diventeranno 456 perché è stato sospeso il diritto di voto di tre federazioni: Brunei, Congo e Zambia. Per questo, la riforma passerebbe con 306 voti. Nelle sue apparizioni pubbliche, Haggerty ha sempre manifestato un certo ottimismo e non ha mai preso in considerazione la possibilità di una sconfitta. Le ultime indicazioni non sono troppo positive per lui. La sensazione è che sarà una battaglia all'ultimo voto. E l'atteggiamento del board ITF per il caso Giudicelli fa pensare che l'ITF non sia più tanto sicura di avere in mano i voti necessari.

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