UNA VITTORIA DI TESTA
Djokovic è emerso da una partita molto complicata: Kyle Edmund è sceso in campo ben deciso a spingere, a comandare con il suo dritto, galvanizzato dalla vittoria dell'Inghilterra in Coppa del Mondo. Mentre le prime ombre si palesavano sul Centre Court, sembrava che l'effetto Samara si potesse estendere fino a Londra. D'altra parte, un tennista inglese (inglese, non britannico) non arriva alla seconda settimana di Wimbledon dal 2004. L'ultimo era stato Tim Henman. Ma Djokovic sta tornando, giorno dopo giorno, e sembra che il processo di recupero sia a uno stadio piuttosto avanzato. Per 80 minuti buoni, il serbo ha dovuto contenere la furia di Edmund, che spazzolava le righe con il dritto a uscire. Ma il match ha assunto altre sembianze a metà del secondo set: piano piano, ha saputo inchiodare Edmund sul lato del rovescio, laddove è molto meno incisivo, gettando le basi per uno score finale che alla fine avrebbe recitato 4-6 6-3 6-2 6-4. Negli ottavi, Djokovic se la vedrà con Karen Khachanov. Tolto il primo set, una superiorità notevole. Un successo basato su una notevole superiorità mentale, come dimostrato nel cuore del quarto set: Edmund cancellava una palla break con un colpo vincente su una smorzata di Djokovic, ma il replay ha evidenziato che era arrivato sulla palla dopo il secondo rimbalzo. Nel tennis c'è occhio di falco, ma non esiste ancora il VAR. Djokovic si è arrabbiato, ha discusso animatamente con Garner. In altri tempi, neanche troppo lontani, avrebbe perso lucidità.