La piccola città di Playford è un sobborgo di Adelaide. Non ha niente a che vedere con Londra, così come un torneo ITF da 25.000 dollari non può essere paragonato a Wimbledon. Qualche anno fa, Vera Zvonavera ha messo piede sul Centre Court con un mazzo di fiori in mano, onore riservato soltanto a chi arriva in finale. La russa ha vissuto una carriera straordinaria, con un'altra finale Slam (allo Us Open) e un best ranking al numero 2 WTA. Poi si è sposata, ha fatto un figlio, si è dedicata ad altro. Eppure, due anni dopo, il richiamo della racchetta è stato troppo forte. Un rientro part-time, senza reali obiettivi. Non si è voluta caricare di aspettative, però è andata molto bene. Non tanto per il titolo conquistato a Sharm El Sheikh, ma per la bella semifinale al torneo WTA di Tashkent. Oggi è numero 202 WTA e, a 33 anni di età, ha pensato bene di provarci ancora. Allo Us Open ha perso al secondo turno delle qualificazioni, ma ci riproverà in Australia, laddove tre anni fa aveva giocato il suo ultimo Slam in tabellone. Prima di tuffarsi a Melbourne, ha scelto il Playford Tennis International (si gioca anche un ATP Challenger, dove il nostro Lorenzo Sonego ha perso al fotofinish contro Norbert Gombos). In Australia ha trovato un clima ben diverso rispetto a quello lasciato a Mosca, dove gli inverni offrono un freddo maledetto. “È bello giocare all'aperto, mi sto proprio godendo questo periodo – ha detto la Zvonareva, che nella notte ha esordito contro Allie Kiick, pure lei rientrata l'anno scorso dopo un lungo stop dovuto a un melanoma – l'anno scorso ho provato a rientrare e sono stata vittima di una serie di infortuni, così ho pensato che avrei avuto la possibilità di giocare qualche match qui. Ovviamente non c'è la stessa attenzione mediatica che si trova nei tornei del Grande Slam, ma è ancora bello giocare a tennis. Ci sono tante ragazze comprese tra la 200esima e la 300esima posizione WTA, ma giocano tutte molto bene. La competizione è molto tosta e mi piace”.