La vera “inarrestabile” si chiama Kvitova

A un anno dal rientro, la Kvitova sta vivendo uno stato di forma eccezionale. Quest'anno ha vinto tre tornei, 28 partite ed è imbattuta da 9 match. Nonostante abbia vissuto un'esperienza terribile, ha scelto un rientro sobrio e sorridente. Adesso è pronta a dare l'assalto a un obiettivo soltanto sfiorato in passato: il n.1 WTA.

È passato un anno e spiccioli (era il 3 maggio 2017) da quando Petra Kvitova ha ripreso una racchetta in mano dopo la volgare e violenta aggressione di cui è stata vittima nel dicembre 2016. La storia è nota: un malvivente l'ha aggredita nella sua abitazione di Prostejov, in Repubblica Ceca, nel tentativo di commettere un furto. Nella colluttazione, Petra ha rischiato di rimetterci la mano sinistra, quella con cui gioca a tennis. Operata d'urgenza, non ha mai perso il sorriso. Se Maria Sharapova ha scritto addirittura un libro per raccontare la sua storia, compreso il disagio durante la sospensione per doping, forse dovrebbe fare una chiacchierata con Petra per comprendere il reale significato della parola “unstoppable”, inarrestabile (martedì prossimo uscirà la versione italiana del libro della russa). Pur avendo ottime ragioni per fare la vittima, o magari farsi compatire, la ceca ha scelto di lavorare nel silenzio per ricostruire anima e fisico. Lo scorso maggio aveva scelto la Costa Azzurra per effettuare il primo allenamento con la giovane Oana Gavrilova. Ad appena sei mesi dall'aggressione, era già in grado di giocare il Roland Garros. Come è normale, il suo 2017 agonistico è stato pieno di alti e bassi. Ma quest'anno, finalmente, sembra poter riprendere un discorso lasciato in sospeso parecchi anni fa, nel 2011, anno del suo primo titolo a Wimbledon. Il 31 ottobre di quell'anno sarebbe salita al numero 2 WTA e tutto lasciava pensare a un trionfale approdo al numero 1 del mondo. Ma non una toccata e fuga: sembrava lei, tra le giovani di allora, la più credibile per prendere in mano il tennis femminile. Un po' di indolenza e il prepotente ritorno di Serena Williams le hanno impedito di raggiungere l'obiettivo.

L'ESEMPIO DI PETRA
Ma oggi, a 28 anni e forgiata da un'esperienza terribile, può rilanciare il progetto. Non soltanto perché è in semifinale a Madrid dopo la convincente vittoria su Daria Kasatkina (6-4 6-0), ma perché sta giocando uno splendido tennis. Fisicamente a posto, implacabile con servizio e dritto, può raggiungere picchi di rendimento inarrivabili per le altre (eccezion fatta per la migliore Serena Williams). Quest'anno ha già vinto tre tornei (San Pietroburgo, Doha e Praga) e viene da nove vittorie consecutive. Nove come Karolina Pliskova, sua avversaria nella semifinale di stasera (ore 20, diretta SuperTennis). L'ha battuta due volte su due, ma è la prima volta da quando Karolina è diventata una big. Pur senza aver mai vinto uno Slam, la Pliskova è stata numero 1 del mondo. Non c'è logica, e nemmeno giustizia, nelle sentenze del computer. Petra lo sa e quest'anno non può nascondersi: il numero 1 WTA può essere suo. Sarebbe la favola più bella, più dolce, più emozionante. Un po' per la sobrietà con cui è tornata sotto i riflettori, un po' per far dannare il vigliacco che l'ha accoltellata. Nonostante le indagini della polizia ceca, l'ha fatta franca. Per chi ci crede, prima o poi dovrà sottoporsi a un giudizio ben più severo rispetto a quello della legge. Ma se Petra dovesse salire al numero 1 del mondo sarebbe uno splendido messaggio per l'intero mondo dello sport. A Madrid si trova bene perché le condizioni sono piuttosto rapide (non a caso si è già imposta, nel 2015), ma la Kvitova di oggi sembra aver trovato quello che le è spesso mancato: la continuità. “Giocando di sera, mi sono riposata per tutto il giorno – ha detto dopo il successo sulla Kasatkina – per questo ero un po' preoccupata, temevo di aver bisogno di tempo per entrare in ritmo. Ma mi son sentita bene fin dall'inizio: ed è stato un buon segnale”.

NUMERO 4 NELLA RACE, PERÒ...
Con un saldo positivo tra colpi vincenti ed errori gratuiti (26 a 18), Petra è stata implacabile al servizio, raccogliendo l'86% di punti con la prima palla. “Ho espresso un buon tennis sin dall'inizio, l'ho pressata e non le ho dato il tempo per imprimere rotazione alla palla e fare tutto quello che le piace”. Nonostante l'ottimo bilancio stagionale di 28 vittorie e 6 sconfitte, la Kvitova è numero 10 WTA, ma nella corsa al Masters si trova in quarta posizione alle spalle di Wozniacki, Halep e Kerber. Ma un eventuale successo a Madrid la isserebbe in seconda posizione, a pochissimi punti dalla Wozniacki. I tornei di Roma e Parigi, sulla carta, non le sono troppo amici. Ma da giugno in poi, tra erba e cemento, avrà molte chance per intascare punti e coronare una rincorsa affascinante. Oggi non ci sono regine, ma tra qualche mese la situazione potrebbe essere più chiara. Il test di oggi sarà molto significativo, poiché anche la Pliskova viene da una serie positiva di 9 partite, avendo vinto a Stoccarda. “Una delle due dovrà vincere, quindi una striscia terminerà – ha detto Petra – ma sono già soddisfatta delle mie prestazioni sulla terra. Mi sto divertendo e proverò ad andare avanti, ma so che sarà difficile”. Chissà che Jiri Vanek, ex coach della Pliskova, non possa darle il suggerimento decisivo. Al di là del successo di tappa, Petra Kvitova sembra attrezzata per vincere un grande giro. E togliersi la soddisfazione più bella. Per raccontarsi in un'autobiografia ci sarà tempo. E pazienza se il titolo più indicato è già stato usato.

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