L'ESEMPIO DI PETRA
Ma oggi, a 28 anni e forgiata da un'esperienza terribile, può rilanciare il progetto. Non soltanto perché è in semifinale a Madrid dopo la convincente vittoria su Daria Kasatkina (6-4 6-0), ma perché sta giocando uno splendido tennis. Fisicamente a posto, implacabile con servizio e dritto, può raggiungere picchi di rendimento inarrivabili per le altre (eccezion fatta per la migliore Serena Williams). Quest'anno ha già vinto tre tornei (San Pietroburgo, Doha e Praga) e viene da nove vittorie consecutive. Nove come Karolina Pliskova, sua avversaria nella semifinale di stasera (ore 20, diretta SuperTennis). L'ha battuta due volte su due, ma è la prima volta da quando Karolina è diventata una big. Pur senza aver mai vinto uno Slam, la Pliskova è stata numero 1 del mondo. Non c'è logica, e nemmeno giustizia, nelle sentenze del computer. Petra lo sa e quest'anno non può nascondersi: il numero 1 WTA può essere suo. Sarebbe la favola più bella, più dolce, più emozionante. Un po' per la sobrietà con cui è tornata sotto i riflettori, un po' per far dannare il vigliacco che l'ha accoltellata. Nonostante le indagini della polizia ceca, l'ha fatta franca. Per chi ci crede, prima o poi dovrà sottoporsi a un giudizio ben più severo rispetto a quello della legge. Ma se Petra dovesse salire al numero 1 del mondo sarebbe uno splendido messaggio per l'intero mondo dello sport. A Madrid si trova bene perché le condizioni sono piuttosto rapide (non a caso si è già imposta, nel 2015), ma la Kvitova di oggi sembra aver trovato quello che le è spesso mancato: la continuità. “Giocando di sera, mi sono riposata per tutto il giorno – ha detto dopo il successo sulla Kasatkina – per questo ero un po' preoccupata, temevo di aver bisogno di tempo per entrare in ritmo. Ma mi son sentita bene fin dall'inizio: ed è stato un buon segnale”.