Marco Caldara
25 August 2018

Lo Slam di Polansky: The luckiest loser

È tutto vero: il 30enne canadese Peter Polansky è stato ripescato come lucky loser per il quarto Major di fila, completando il suo personalissimo Grande Slam. Un primato che mischia casualità e fortuna, e sarà difficile da ripetere. La sorte gli ha già regalato circa 80.000 euro, ma zero vittorie, e la sfida con Zverev non sembra la più indicata per farcela.
La storia è compiuta, e grazie a Peter Polansky il dizionario del tennis ha appena guadagnato una nuova definizione: calendar-year lucky loser Grand Slam. Sembra uno scherzo ma è tutto vero: quest’anno il trentenne canadese di Thornhill, numero 120 ATP, è stato ripescato come lucky loser in tutti i quattro tornei del Grande Slam, stabilendo un record che entra di diritto nell’elenco dei più improbabili. Il merito è di un’ondata di fortuna iniziata all’Australian Open, proseguita fra Roland Garros e Wimbledon, e culminata nella serata di venerdì a New York, quando è stato completato con gli ultimi nomi il tabellone sorteggiato 24 ore prima. Dopo il successo del giorno precedente contro Santiago Giraldo, il canadese aveva detto entusiasta di non aver mai giocato così bene in vita sua, ma contro Donald Young si è arreso in tre set, rimediando una nuova sconfitta al turno decisivo delle qualificazioni che l’ha costretto ad appellarsi di nuovo alla dea bendata, chiamata a eleggere i sostituti di Pablo Cuevas e Jared Donaldson, entrambi ritirati dopo il sorteggio del main draw. Ma se la probabilità di farcela a Parigi (8 lucky loser) e Wimbledon (7) era piuttosto alta, sia a Melbourne sia (per ora) a New York i lucky loser sono stati solamente due, eppure il suo nome è venuto fuori comunque. Il regolamento dei Major prevede che il sorteggio venga effettuato fra un numero di giocatori pari a quello dei posti vacanti più 2, quindi nell’urna del supervisor sono finiti quattro nomi: Sonego, Polansky, Bemelmans e Mahut, i migliori – secondo il ranking ATP – fra i sedici eliminati al turno decisivo. Il sorteggio serviva a definire l’ordine dei quattro nella lista dei lucky loser, e la sorte ha confermato le gerarchie di classifica, premiando l’azzurro e il canadese.
80.000 EURO MA NESSUNA VITTORIA
I più attenti speravano in un ripescaggio di Polansky già alla vigilia, il canadese ha capito alla perfezione il gioco ed è stato lui stesso a dare la notizia, via social, col tweet “LL-Slam complete”, seguito da un secondo cinguiettìo in cui si è definito il GOAT dei lucky loser. Non ha tutti i torti, perché la sorte gli ha regalato un record difficile da ripetere, in quanto mischia la casualità di perdere al terzo turno delle qualificazioni per quattro Slam di fila con una dose spropositata di fortuna. Polansky ha eguagliato a modo suo il record del connazionale Frank Dancevic, oggi capitano del Canada di Coppa Davis (anche se ancora in attività), che nel 2011 era riuscito a qualificarsi in tutti e quattro gli appuntamenti, piccola impresa poi ripetuta quattro anni dopo dallo svedese Elias Ymer. Ma se si parla di lucky loser mai nessuno era arrivato a tre ripescaggi Slam nello stesso anno, nemmeno non consecutivi. Polansky invece ne ha raccolti quattro su quattro, omaggio (anche) della nuova regola introdotta nel 2018, che garantisce la metà del prize money a coloro che decidono di fare forfait a tabellone completato, riducendo il numero dei ritiri e agevolando l’ingresso in tabellone dei perdenti fortunati. Un giochino fruttuoso anche dal punto di vista economico, visto che complessivamente gli è già valso più di 80.000 euro, somma della metà dei prize money di tutti i primi turni. Il totale potrebbe lievitare se a New York dovesse superare il primo turno, cosa che non gli è riuscita nei tre Major precedenti e gli è capitata soltanto una volta in carriera, nel 2010 proprio a Flushing Meadows. Sarebbe il modo migliore per chiudere una storia unica e ringraziare la dea bendata, anche se l’urna l’ha spedito ad affrontare Alexander Zverev, uno dei big del tabellone. Segno che nella vita non si può avere tutto, nemmeno in quella di fortunello Polansky.
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