ALLENARE LA MENTE
Ad Alicante ha conosciuto uno psicologo che ha profondamente cambiato la sua visione della vita e del tennis. “Dovendo affrontare parecchie situazioni difficili, vi assicuro che parlare con uno psicologo fa una grande differenza. Infatti lo sento molto spesso”. Lo chiama prima di ogni singola partita e lo incontra ogni volta che si trova ad Alicante. Gli serve per gestire emozioni negative, il nervosismo o la sovreccitazione. “La mia mentalità? Cercare di imparare ogni singolo giorno e non commettere gli stessi errori. Il tennis è uno sport difficile e faticoso, dunque è importante essere mentalmente forti. Ma non è una cosa che viene da sé, bisogna lavorarci duramente”. I risultati si vedono: a Washington ha cancellato quattro matchpoint a Rublev salvo poi vincere, mentre allo Us Open ha saputo cancellarne sei a Marin Cilic, mettendo in scena una spettacolare rimonta che non si è concretizzata per un pelo. Il suo desiderio di abbracciare gli aspetti mentali sta facendo la differenza rispetto a Bernard Tomic e Nick Kyrgios, le ultime promesse australiane prima di lui. Tra l'altro, è notizia di questi giorni che Kyrgios ha deciso di rivolgersi a un paio di specialisti. Ma il “Demone” spende soltanto belle parole per i suoi connazionali, a punto da considerarli “amici”. Però, intanto, il numero 1 australiano è lui. E difficilmente mollerà lo scettro. Adesso cercherà di esaltare i milanesi poi si concentrerà per la stagione australiana: la più bella, la più importante. Un tennista di casa non vince a Melbourne dal 1976: non ce l'ha fatta neanche Lleyton Hewitt, stoppato in finale nel 2005. E allora, ogni anno, si riparla dell'avventura di Mark Edmonson e del suo vincere da numero 212 ATP dopo aver fatto il bidello. È una storia ad aggiornare e, in questo momento, il principale indiziato a poterlo fare è il diavoletto che veste Asics. Prada, a lui, non interessa.