Dal 1999 al 2016, non ha mai saltato una stagione. Per lui, la Coppa Davis è stata una missione. O meglio, una ragione di vita. “Lui” è Lleyton Hewitt, capace di mettere insieme ben 79 partite nella competizione. Ben distante dal record di Nicola Pietrangeli (164 match), ma con il format attuale era impossibile fare di più. Oggi è il capitano del team aussie, sconfitto al primo turno dalla Germania, e si è lanciato in un'accorata difesa della competizione una volta apprese le possibili modifiche paventate dall'ITF. La storia è nota: lo scorso febbraio, il Board ITF ha stabilito all'unanimità di rivoluzionare il format, riducendo la competizione a una sola settimana. Intervistato da Courtney Walsh per “The Australian”, “Rusty” ha espresso tutto il suo nervosismo. A suo dire, la proposta ITF punta soltanto a essere una grande “raccolta di denaro”, che porterebbe alla rovina una delle più grandi competizioni dello sport mondiale. Nata nel 1900, quest'anno la mitica Insalatiera compie 118 anni. ”Sono totalmente contrario e frustrato per quello che sta accadendo - ha detto Hewitt a Miami, dove sta seguendo i giocatori australiani – la competizione che hanno proposto non è la Coppa Davis. Non la si può chiamare Coppa Davis. Potete chiedere a chiunque l'abbia giocata egli ultimi 50 anni”. Come è noto, l'idea parte da Kosmos, un gruppo di investimento guidato dal difensore del Barcellona Gerard Piqué e supportato da Rakuten, nella persona del suo amministratore delegato Hiroshi Mikitani. Nelle casse dell'ITF arriverebbe denaro fresco, 3 miliardi di dollari spalmati in 25 anni. Una parte sarebbe dedicata al montepremi, il resto sarebbe investito nella crescita del tennis.