IMPEGNO PART-TIME?
Su questo punto, tuttavia, Djokovic ha un vantaggio: potrebbe offrirgli un accordo part-time, più da consulente che da head-coach, con un impegno di 10-12 settimane all'anno. In questo caso, sarebbe un impegno ben più tollerabile. L'articolo del Telegraph si avventura a ipotizzare i tornei dove Agassi potrebbe esserci: i quattro Slam, le ATP World Tour Finals e il Masters 1000 di Indian Wells, non troppo distante da Las Vegas (dove risiede). Ci sarebbe da sciogliere il nodo sulla preparazione invernale, forse il momento più importante della stagione. Davvero Agassi avrebbe voglia di passare un mese in Serbia, nel freddo di dicembre? Oppure Djokovic potrebbe andare a Las Vegas, dove peraltro sono già transitati altri giocatori (e giocatrici, vedi Angelique Kerber)? Se l'accordo dovesse concretizzarsi, Djokovic avrebbe poi bisogno di un coach full-time, a meno che non si accontenti della figura di Dusan Vemic, o magari chieda uno sforzo in più a Pepe Imaz. La pista Agassi ha un senso: Andre è l'ex campione ad aver vissuto l'esperienza più simile a Djokovic, persino in forma più estrema. Nel 1997 fu vittima di un terribile calo di motivazioni, che lo fece scivolare al numero 141 ATP e nel tunnel delle droghe ricreative (con tanto di positività all'antidoping, mai sanzionata). Tuttavia, seppe ricostruirsi e vinse cinque dei suoi otto Slam nella seconda carriera, peraltro restando competitivo fino a 35 anni. Ed è stato il più anziano numero 1 ATP nell'epoca del computer, a 33 anni e 131 giorni. Siamo certi che Djokovic sia consapevole di questa parabola. Se abbia voglia di conoscerla ancora più da vicino, beh, lo scopriremo nelle prossime settimane.