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Un paese del Terzo Mondo per evitare la bancarotta

L'incredibile vicenda di Boris Becker: per evitare il procedimento fallimentare a Londra, ha mostrato un passaporto diplomatico della Repubblica Centrafricana. Dal paese africano, tuttavia, sostengono che non abbia incarichi e che il documento sia addirittura rubato. Lui smentisce tutti e tuona: “La procedura fallimentare è una farsa, chiederò il risarcimento”.

Ultimamente, a Boris Becker non ne va una giusta. Dopo la dichiarazione di bancarotta dell'anno scorso, emerge un altro scandaletto che lo vede protagonista, guarda caso alla vigilia di Wimbledon. La motivazione, in effetti, fa sorridere: per sfuggire ai creditori, l'ex campione tedesco aveva sventolato lo status di diplomatico della Repubblica Centrafricana, in modo da mettere piede in Gran Bretagna in tutta tranquillità. I suoi avvocati sostenevano che avrebbe goduto dell'immunità che lo avrebbe protetto dalle procedure fallimentari in virtù di una recente nomina come delegato del Paese per “Sport e Affari Culturali” nel territorio dell'Unione Europea. Nei giorni scorsi è scoppiato il bubbone quando il Ministro degli Esteri del Paese, Charles Armel Doubane, ha detto che per lo status di diplomatico è necessaria la sua firma. E che non aveva mai siglato nessun incarico del genere. “Non ho mai firmato quei documenti – aveva detto ad AFP – il Presidente non mi ha mai chiesto di occuparmi di Boris Becker”. Da qui, una serie di illazioni secondo cui i documenti in possesso di Becker fossero falsi, o addirittura rubati. A supporto del tedesco è arrivata la smentita dell'ambasciata della Repubblica Centrafricana a Bruxelles, secondo sui sarebbe effettivamente un diplomatico e abbia un ufficio per svolgere il suo lavoro. “L'ambasciata non vede ragioni per commentare le faccende private di Mr. Becker, perché non condizionano in nessun modo i suoi sforzi sinceri per il nostro Paese”. Inoltre, i suoi diritti sarebbero tutelati dalla Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche.

DUBBI SUL PASSAPORTO
La procedura fallimentare avrebbe dovuto risolversi in queste ore: gli avvocati che agiscono per conto dei curatori fallimentari affermano che Becker non abbia fornito informazioni “complete e accurate” sui suoi beni, mentre il legale del tedesco sostiene che potrebbe essere chiesta un'ingiunzione per bloccare la vendita dei suoi trofei, prevista nelle prossime settimane. A parte il profondo senso di tristezza per un ex campione, costretto a dover rappresentare un paese del terzo mondo per evitare una procedura fallimentare, la domanda è legittima: Becker è davvero un diplomatico della Repubblica Centrafricana? Oltre al Ministro degli Esteri, un altro diplomatico (Cherubin Moroubama) sostiene che il profilo professionale (“financial charge de mission”) indicato sul passaporto non esista. Inoltre, il numero del passaporto in possesso dell'ex tennista apparterrebbe a una serie rubata, addirittura nel 2014. Da parte loro, i legali di Becker hanno mostrato una serie di prove che certificherebbero l'avvenuto incarico, mostrati in queste ore da Deutsche Welle. Il certificato sembrerebbe autentico, e i numeri corrispondono a quelli del passaporto. Tuttavia, è firmato unicamente dall'ambasciatore europeo. In questo momento, il passaporto misterioso non è nelle mani di Becker, ma è stato spedito presso un consolato per una richiesta di visto. “Per questo non possiamo verificare l'esattezza delle dichiarazioni del Ministro degli Esteri – ha detto l'avvocato di Becker – non sappiamo se il documento che ci è stato consegnato porti la sua firma, oppure se il Presidente della Repubblica può fare tutto questo per un decreto. Per quale motivo l'ambasciatore avrebbe detto che Mr. Becker è un diplomatico se non fosse una notizia vera?”.

BORIS: "CHIEDERÒ RISARCIMENTI"
È certamente vero che la Repubblica Centrafricana sia stata vittima di un golpe nel periodo 2013-2014, e che in quel periodo gli uffici sono stati “saccheggiati”, con centinaia di passaporti poi finiti sul mercato nero. A quanto pare, sono venduti ancora oggi. Per la prima volta, Becker si è esposto in prima persona sulla vicenda. In un'intervista video con Top Magazine, ha detto che: “È un dato di fatto che io sia attualmente un diplomatico della Repubblica Centrafricana”. A suo dire, il passaporto gli è stato consegnato in aprile dall'ambasciatore. Fino alla scorsa settimana, il nome di Becker era inserito nel sito internet dell'ambasciata del Paese a Bruxelles: c'era anche una sua foto (la vedete qui sopra, ndr), seduto a una scrivania, con la bandiera in bella evidenza. L'immagine è stata rimossa. In attesa che il mistero venga risolto, Becker ha rilasciato dichiarazioni piuttosto aggressive nei documenti depositati giovedì presso la Corte Suprema di Londra, in cui sostiene che l'immunità diplomatica gli serve per “portare a termine questa farsa e iniziare a ricostruire la mia vita. La decisione di avviare una procedura di fallimento nei miei confronti è stata ingiustificata e ingiusta. Un gruppo di banchieri e burocrati anonimi mi ha portato a una dichiarazione di bancarotta del tutto superflua, che mi ha inflitto un mucchio di danni. Una volta che tutto questo sarà finito, i miei avvocati inizieranno le procedure per il risarcimento”. Tra loro c'è anche l'ex relatore speciale delle Nazioni Unite Ben Emmerson, già al fianco di Julian Assange (fondatore di WikiLeaks) per una questione ancora più complessa e delicata. Chissà con quali documenti in tasca Boris Becker metterà piede a Wimbledon.

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