Marco Caldara
26 January 2017

Altro che Australia Day: è il grande giorno di Federer!

Eterno Roger: batte Wawrinka in cinque set e conquista la finale all’Australian Open. È il più anziano finalista Slam da Ken Rosewall allo Us Open del 1974, oltre 42 anni fa! Nel derby svizzero va avanti di due set e sembra fatta, poi ne perde altri due e pare finita, ma il primo a crollare è l’avversario. “Finale al rientro? Neanche nei sogni più lontani”.
 

Si dice che il valore di certe cose venga apprezzato solamente quando non si hanno più, e allora vien da chiedersi come saranno decantate fra cinquant’anni le imprese di Roger Federer. Perché già oggi, pur potendole toccare con mano, hanno sembianze irreali, irraggiungibili a ogni essere umano.  Come i 17 titoli Slam da record o una finale all’Australian Open a 35 anni e mezzo, dopo una stagione rovinata dal primo vero infortunio della sua carriera, rimediato proprio a Melbourne dodici mesi fa, preparando il bagnetto alle gemelle. Si è fermato a lungo, ha annusato il sapore e i piaceri del ritiro, ma di dire basta non ci ha pensato un secondo. La pensione non è cosa per chi rientra come se niente fosse, infila sei vittorie una via l’altra, si prende la ventottesima finale Slam in carriera e se la ride, come se il tempo passasse solamente per gli altri. Roger l’ha fermato e si diverte a riavvolgere il nastro, ad aggiungere altri capitoli a una storia senza precedenti. Non importa nulla se è o non è il più forte di tutti i tempi, quelle sono discussioni da bar. L’importante è che continui a essere Roger Federer, l’unico e inimitabile, che doma Stan Wawrinka per 7-5 6-3 1-6 4-6 6-3 e torna in finale a Melbourne a sette anni dall’ultima volta, diventando il finalista Slam più anziano dai tempi di Ken Rosewall, Us Open 1974. Oltre 42 anni fa: un’altra epoca. Roger sarebbe nato poco meno di sette anni più tardi, e in età da torneo over dà ancora lezioni a quasi tutti i rivali: Melzer, Rubin, Berdych, Nishikori, Zverev e quindi Wawrinka, quel Wawrinka che è stato il suo allievo prediletto. L’ha aiutato a trasformarsi da buon giocatore ad animale da Slam, e per tre volte gli ha anche lasciato il successo. Ma stavolta la posta in palio era troppo alta, addirittura di più che nella semifinale dello scorso Wimbledon persa con Raonic. Per mesi ci si è chiesti se sarebbe rimasta l’ultimo rimpianto della sua carriera. Gli è bastato un solo torneo per rispondere: no, per niente.
PRIMA VINCE, POI PERDE, POI VINCE
Roger sapeva benissimo cosa fare per battere Wawrinka: il problema è riuscirci. Ce l’ha fatta bene nel primo set e alla grande nel secondo, non badando tanto a far risplendere il suo tennis, quanto a oscurare quello dell'avversario. Ha variato in continuazione angoli, velocità e altezze, comandando la gran parte degli scambi, e aiutato da una delle superfici più rapide del circuito è riuscito ad annientare le armi di Wawrinka, togliendogli il tempo di ragionare. Quando sul 2-3 del secondo set Stan ha messo in rete un comodo rovescio, cedendo la battuta e frantumando la Yonex, pareva già fatta. È andato avanti di due set, ma Wawrinka è pur sempre Wawrinka, a maggior ragione in uno Slam. E il tennis è sempre il tennis: basta un nulla e cambia tutto. Così è stato: nonostante un medical time out con fasciatura sopra al ginocchio destro (che gli dà fastidio già da qualche giorno), Stan ha ripresentato una versione più aggressiva, e tanto è bastato per mandare in crisi Federer. Mister 17 Slam ha accusato un vistoso calo di intensità, si è fatto strappare il terzo set in un baleno ed è subito finito sotto di un break anche nel quarto. L’ha recuperato ed è tornato in vita, ma sul 4-4 ha pasticciato fra dritto e discese a rete, cedendo di nuovo la battuta e trovandosi a dover ripartire da zero al quinto set. In quel momento è stato lui a farsi trattare negli spogliatoi per un fastidio all'adduttore, e pareva finita al contrario, invece a uscire dal campo a testa bassa è stato comunque Wawrinka, con più di un rimpianto. Come la palla break sull’1-1, salvata da Federer con un mezzo miracolo, e quella sul 2-2, con un aiutino di Stan. Sembrava che Federer si stesse trascinando avanti il più possibile, che la resa sarebbe stata solamente questione di tempo, invece è crollato Wawrinka, nel sesto game. Con due regali è finito sotto 15-40, e per chiudere in bellezza ha commesso il secondo doppio fallo del match. Errore imperdonabile. E tutt’altro che perdonato.
LA CLASSE, MA ANCHE IL LAVORO
Se n’è accorto anche Federer che nel quinto set l’inerzia era tutta dalla parte di Wawrinka, e l’ha confessato al microfono di Jim Courier. “Nei primi due set mi sentivo bene, poi Stan è stato bravo ad approfittare del mio calo. Non aveva nulla da perdere e ha iniziato a giocare meglio. Nel quarto sono riuscito a ritrovare un po’ di ritmo, ma nel quinto sentivo che Stan era favorito. Questo mi ha aiutato a giocare in maniera un po’ più rilassata, ma forse non meritavo di andare avanti di un break”. Togliamoci pure il forse, ma ce l’ha fatta e tanto gli è bastato per vincere il match. Come? Miracoli del maestro. Perdere questo match nonostante un vantaggio di due set (che si è fatto recuperare solo 4 volte in carriera) avrebbe fatto male, molto male. Allora Roger ha rifiutato la sconfitta, ha provato a tenersi a galla anche quando il lumicino della speranza era sempre più vicino a spegnersi, e ha avuto ragione lui. Ancora una volta. “Non ho mai pensato, nemmeno nel mio sogno più lontano, che sarei andato così lontano in questo torneo, ha detto. Invece ci è riuscito: con la classe che ha fatto innamorare del suo tennis milioni di persone, ma anche col lavoro. A 35 anni non si vince se il fisico non funziona a dovere. E visto che nel femminile la finale sarà Serena contro Venus, perché nel maschile non può essere Federer contro Nadal? “Beh, ora può succedere per davvero. Rafa è stato il più grande rivale della mia carriera, che mi ha sempre costretto a migliorare il mio tennis. Abbiamo giocato delle battaglie epiche, e affrontarlo di nuovo qui, in finale, sarebbe qualcosa di irreale”. Ha ragione: non sarebbe una grande notizia per il futuro del tennis, ma a livello di fascino è un duello impareggiabile. E, per una volta, il nome del vincitore passerebbe quasi in secondo piano. Anche se Federer è già sul piede di guerra: “Voglio dare tutto ciò che ho. Non mi importa se dopo questo torneo non potrò caminare per altri cinque mesi”. Boom. Ne vedremo delle belle.

AUSTRALIAN OPEN 2017 – Semifinale maschile
Roger Federer (SUI) b. Stan Wawrinka (SUI) 7-5 6-3 1-6 4-6 6-3


GLI HIGHLIGHTS DELLA SEMIFINALE
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