Il tema delle pause è sempre tra i più discussi nel mondo del tennis: ecco perché sono importanti e quali benefici possono portare durante il match

La palla è ferma. Il punto è finito.
In quei pochi secondi prima del prossimo scambio, la partita continua, ma solo nella tua mente.
Molti giocatori pensano che le pause tra un punto e l’altro siano momenti vuoti, quasi inutili.
In realtà, sono gli istanti più preziosi del match: il terreno nascosto dove si gioca la vera partita, quella interiore.
Statistiche alla mano, circa l’80% del tempo di un incontro è costituito dalle pause.
Questo significa che, per la maggior parte della partita, non colpisci la palla.
Gestire consapevolmente questi spazi significa trasformarli in un vantaggio invisibile che spesso decide il risultato.
Eppure, molti tennisti, anche esperti, ne sottovalutano l’importanza.
Alcuni si affrettano a servire o a riprendere il gioco.
Altri, nei cambi di campo, evitano di sedersi come se fermarsi significasse perdere concentrazione.
Nei momenti di difficoltà, la fretta diventa una forma di auto-sabotaggio: più si accelera, più cresce la tensione.
Anche chi sta vincendo deve fare attenzione.
L’adrenalina spinge ad aumentare il ritmo, ma quando si raggiunge un picco di prestazione è inevitabile un calo. Le pause diventano allora indispensabili per ricaricarsi e ritrovare subito la concentrazione.
Ignorare o abbreviare le pause non è un dettaglio: è un errore che si paga caro.
Fisicamente, il corpo non ha il tempo di rigenerarsi e la fatica si presenta nei momenti decisivi.
Mentalmente, saltarle significa rinunciare a strumenti di mental training fondamentali per mantenere continuità e controllo.
I campioni lo sanno bene: Djokovic usa ogni pausa per respirare e visualizzare lo scambio successivo; Sinner e Alcaraz prendono l’asciugamano per staccare la mente dal punto appena giocato e ricentrarsi.
Proprio Alcaraz ha criticato la regola ATP dei 25 secondi tra i punti, dicendo: “Non abbiamo tempo di respirare, di pensare o di prepararci al punto successivo”.
Un messaggio chiaro: il tempo tra i punti non è una pausa passiva, ma parte integrante della prestazione.
Un’ulteriore conferma arriva dai Medical Time Out e dalle pause bagno, usati a volte strategicamente per spezzare il ritmo e tornare in campo più lucidi e determinati.
Imparare a utilizzare le pause è semplice:
- Respira. Una respirazione lenta e profonda riduce la tensione e riporta la mente al presente.
- Rallenta. Raccogli la palla più lontana, cammina con calma. Ogni secondo guadagnato abbassa le frequenze cerebrali e riattiva le connessioni psicomotorie allenate.
La vera partita non è solo nei colpi, ma tra un colpo e l’altro.

