Per Ivan Ljubicic, ex n.3 del mondo, coach per anni di Federer e commentatore sempre per Sky, la parola d’ordine è: «Pazienza».
«La strada alla fine la troverà anche Jannik, ne sono certo. Nel tennis ci sta anche che ad un torneo ci tieni tanto e questo finisce per bloccarti, ma lui sta facendo tutto quello che deve. Per anni abbiamo vissuto con tre fuoriclasse che sapevano vincere le partite anche quando non erano al 100 per cento, Jannik ancora non ce la fa. Vorrei poi che capisse bene qual è la base del suo gioco. Variazioni e alternative si possono studiare per adattarsi ad un determinato avversario o a una situazione di gioco, ma non si possono snaturare i giocatori. A Casper Ruud non puoi comandare di andare più a rete, e nemmeno a Berrettini, non tanto per una questione tecnica ma mentale, perché ‘dentro’ non se lo sentono; lo stesso vale per Sinner. Mettergli addosso troppa pressione non serve a nulla, deve poter seguire anche l’istinto, come ad esempio fa Rune: è aggressivo, guascone, la sua forza sta lì e non credo nessuno lo freni». E Musetti? «Lui sì che ha tenete opzioni, può stare più avanti o più indietro, inventare soluzioni, ma è troppo discontinuo, nelle partite ha dei ‘buchi’ di tre, quattro game che vanno evitati. Mi chiedo piuttosto se dentro abbia davvero la voglia di diventare numero 1. A me sembra che sia già felice così. Poi contro Tsitsipas ha giocato una bella partita, forse è anche sbagliato aspettarsi troppo».