Ivanisevic sulla separazione con Djokovic: "Eravamo stanchi l'uno dell'altro"

Il coach croato ha raccontato la sua versione dei fatti a SportKlub e svelato i motivi che hanno portato alla fine della collaborazione con il numero 1 del mondo

Goran Ivanisevic

"Uno dei motivi per cui è arrivata la separazione è proprio un senso di fatica, sono stati cinque anni davvero difficili ed intensi. Le persone dimenticano quel periodo durante il coronavirus, in cui è stato etichettato come il più grande cattivo del pianeta per la storia della vaccinazione. Siamo arrivati ad un senso di saturazione, di ‘stanchezza materiale’, così come una macchina ha bisogno di una regolare manutenzione. Alla fine io mi sono stancato di lui e lui si è stancato di me. In ogni caso non mi sentivo più di poterlo aiutare". Nell'intervista rilasciata per SportKlub al giornalista serbo Sasa Ozmo, Goran Ivanisevic ha parlato della fine della collaborazione con Novak Djokovic dopo cinque anni di successi, durante i quali non sono mancati però i momenti complicati.

"Ho notato per la prima volta questa sensazione di stanchezza - ha aggiunto Goran -, se devo essere completamente onesto, l'anno scorso in America. Anche la sconfitta a Wimbledon contro Alcaraz è stato un duro colpo".

Il coach croato ha poi parlato di quanto successo ad Indian Wells: "Quel primo set contro Nardi è stato forse il peggior set che gli ho visto giocare in questi cinque anni che sono stato il suo allenatore. Il secondo lo ha vinto, ma nel terzo Nardi ha visto che poteva batterlo. Djokovic non era pronto per quella battaglia, anche se ci aveva provato. Nardi comunque è bravissimo, secondo me dovrebbe essere nella top 50. Il giorno dopo ci siamo seduti per parlare e sono davvero contento di averlo fatto, dopo questi cinque anni in cui ne abbiamo passate tante era l’unico modo giusto per farlo. Ci siamo rilassati, abbiamo riso e parlato. Per me era importante dirgli certe cose su come mi sentivo e lui mi ha detto come si sentiva. Novak, quando tutte le telecamere sono spente e quando è più se stesso è una brava persona, ha un grande cuore".

Un rapporto che rimarrà nella storia e nel cuore di tutti: "È stato molto emozionante, un grande onore, una grande responsabilità, ne sono molto orgoglioso. È stato turbolento, non per quanto riguarda il nostro rapporto, ma a causa di tutto quello che è successo. Lui comunque è un’istituzione, è il più grande tennista di tutti i tempi, anzi uno dei più grandi atleti di tutti i tempi. Gli sarò eternamente grato, mi ha dato un’opportunità e io l’ho sfruttata al meglio. I risultati parlano chiaro, nessuno potrà mai cancellarli, sono scritti nero su bianco. Insomma, sono stati cinque anni meravigliosi".

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