Anche i migliori giocatori italiani hanno beneficiato eccome della riforma, senza la quale non è esagerato dire che oggi l’Italia si troverebbe senza top-20. Infatti, Matteo Berrettini ha conservato un posto al numero 10 del mondo malgrado un 2020 non all’altezza delle aspettative, che l’ha visto raccogliere solo 595 punti. In un’annata normale gli sarebbero stati appena sufficienti per conservare un posto fra i primi 100 del mondo, mentre in una stagione con molti meno tornei sono comunque un discreto bottino, ma comunque insufficiente per un giocatore del suo calibro. Tanto che, in una ipotetica classifica relativa al solo 2020, il laziale non sarebbe stato nemmeno fra i migliori 30.
Se a Berrettini è andata bene, a Fognini è andata di lusso: non solo perché lo stop del circuito gli ha regalato il momento ideale per operarsi alle caviglie, ma anche perché la possibilità di saltare tornei senza rimetterci posizioni di classifica ne ha favorito un recupero meno esasperato. Tanto che, pur avendo messo insieme solo 310 punti in un anno (per intenderci: ne ha raccolti di più nella sola trasferta australiana da poco terminata), il 33enne ligure ha conservato comunque il suo posto fra i primi 20 della classifica, al numero 18. Una differenza che può rivelarsi molto preziosa, sia livello di teste di serie sia – non va dimenticato – di garanzie economiche da parte di tornei e sponsor.
E non è finita qua: Fognini potrà difendere il suo titolo a Monte Carlo in condizioni decisamente migliori (si è visto in Australia) rispetto a quelle in cui si sarebbe presentato al Country Club nella passata stagione, mentre Berrettini vedrà scadere i punti del suo splendido 2019 in una stagione iniziata decisamente meglio rispetto alla scorsa, nella quale ne avrebbe lasciati per strada parecchi. Tuttavia, il favore fatto ai nostri migliori due giocatori non può e non deve influenzare il giudizio su un sistema che toglie veridicità alle classifiche. Prima verrà abbandonato e prima il ranking tornerà a esprimere a pieno gli attuali equilibri dei due circuiti. Anche se la sensazione è che ce lo porteremo appresso ancora per un po’.