È venuto fuori il cuore di una numero 1. Nel match più lungo della sua carriera, forse il più drammatico, Simona Halep ha speso ogni goccia di energia per battere una splendida Lauren Davis. 3 ore e 45 minuti di battaglia, con tracce di drammaticità: la Halep combatte da giorni con un problema a una caviglia, mentre la Davis ha perso alcune unghie dei piedi quando era a un passo dal traguardo. “Mi porto via molte cose positive da questo match” ha detto dopo la sconfitta, ma in caso di vittoria avrebbe potuto dare una svolta alla sua carriera. Invece la ragazza di Cleveland (ammiratrice di LeBron James, ma ha visto il suo primo match dal vivo soltanto un mese fa) dovrà ancora aspettare. Va avanti la Halep, nonostante abbia dovuto cancellare tre matchpoint consecutivi, sul 10-11 e 0-40 del terzo set. “In quel momento, sinceramente, ho pensato che fosse finita. Ma ho rilassato le braccia e ho tirato tre buone prime palle. A quel punto lei ha chiesto l'intervento del medico e dopo quei tre minuti ho trovato ancora più forza”. In termini di game (48), è stato il match più lungo nella storia dell'Australian Open insieme al quarto di finale del 1996, tra Arantxa Sanchez e Chanda Rubin. “Non ho mai giocato una partita del genere, sono quasi morta – ha detto la Halep – non ho idea di quanto abbia corso, so soltanto che i miei muscoli sono andati. Non riesco neanche a sentire la caviglia”. La storta patita al primo turno, contro Destanee Aiava, sta presentando parecchie fatture da pagare. È scesa in campo imbottita di antidolorifici. “Ma sicuramente il loro effetto è svanito prima della fine del match” ha detto il suo coach Darren Cahill, più che orgoglioso della prestazione della sua allieva, che negli ottavi se la vedrà con la rampante Naomi Osaka, autrice di un ottimo exploit contro Ashleigh Barty.