CRESCITA COSTANTE
La Barty ha tenuto duro, ma un break in avvio di terzo set le è stato fatale. È rimasta incollata alla partita, ma Serena ha giocato con viva concentrazione, riducendo a zero gli errori ed esultando – anzi, ruggendo – dopo ogni bel punto. In queste condizioni, era difficile rovesciare il match per una ragazza che aveva abbandonato il tennis per evidenti ragioni di fragilità mentale. Si spiega così il 3-6 6-3 6-4 finale: al terzo turno, Serena sfiderà Julia Goerges (n.11 del tabellone), emersa su Alison Van Uytvanck sul filo della sospensione per oscurità. In caso di vittoria, l'asticella delle difficoltà si alzerebbe ancora, contro la vincente di Sharapova-Pliskova. “Ho perso il primo set e ho pensato che avrei dovuto provarci ancora più duramente – ha detto Serena, iscritta anche al torneo di doppio – ogni giorno è un gran giorno per me. Sono venuta per lottare, è una grande sensazione”. Non è ancora al meglio, come ammesso da Ashleigh Barty, ma anche così appesantita (e con l'abito tecnologico che la Pliskova ha definito “irregolare”) può essere molto competitiva. Migliora sempre, non solo giorno dopo giorno, ma anche all'interno di un match: per esempio, nel primo set ha tirato appena tre colpi vincenti. Nel secondo e nel terzo, ben venticinque. Non male, anzi, miracoloso. Ma non basta per vincere il torneo: per farcela, dovrà armare un altro miracolo. Se c'è una giocatrice in grado di farlo, il suo nome è Serena Williams.