IL MASTERS È UN MIRAGGIO
I microfoni a bordocampo, impietosi, hanno testimoniato una sfuriata di Fabio sul 5-5. In quel momento è uscito dal match, perdendo nettamente gli ultimi due game. Inoltre, ha anche detto qualche parolina a Shapovalov al cambio di campo sul 6-5, probabilmente seccato dalle manifestazioni di entusiasmo del canadese. Un campione, un aspirante top-10, non può cadere in questi tranelli. Purtroppo la notte di Toronto (ma ce ne sono state altre nella carriera di Fognini) è la fotografia, lo specchio del perché non ha mai raggiunto 'sta benedetta decima posizione. L'imputato principale è lui, ma hanno colpe anche quelli che lo hanno caricato di pressioni eccessive. Se è vero che la Race stagionale lo vede in decima posizione, è evidente che parlare di qualificazione diretta alle ATP Finals è assurdo. Tra Fabio e l'ottava posizione c'è una distanza enorme, di oltre 1.000 punti, che probabilmente salirà nelle prossime settimane. E alle sue spalle ci sono giocatori che spingono forte. Leggere titoli del tipo “Fognini a caccia di Londra” non gli ha fatto bene e lo ha caricato di pressioni inutili, perché qualcuno potrebbe pensare che una mancata qualificazione sarebbe un fallimento. Non è così, ma troppi appassionati pensano che Londra sia fattibile, così come il piazzamento tra i top-10. Quest'ultimo – lo ripetiamo ancora una volta – è molto, molto complicato nel 2018 e ci vorrà un grande Fabio per artigliarlo. Il resto sono poco più che stupidaggini. Fognini lo sa, e sa che Cincinnati e Us Open saranno grandi chance, soprattutto in in termini di prestigio. Alla classifica ci penseremo più in là. Così, per chiarire: se dovesse raggiungere i quarti a Flushing, come non gli è mai riuscito in 12 partecipazioni, intascherebbe 360 punti, il 35% del distacco dall'ottava posizione. Senza contare i risultati altrui. C'è altro da aggiungere?