Riccardo Bisti
31 December 2016

Quando incassare 200 milioni non è così vantaggioso...

Nel 2013, Tennis Australia lasciò a Channel Seven i diritti dell'Australian Open senza effettuare un bando, perdendo un potenziale guadagno. Il presidente Steve Healy promosse un'indagine, ipotizzando il conflitto d'interesse di qualche dirigente. Una di questi, ormai ex, si sente diffamata e si è rivolta alla Corte Suprema del Victoria.
Possibile mini-scandalo a due settimane dall'Australian Open. Una causa per diffamazione ha rivelato che Tennis Australia avrebbe bypassato la normale asta per vendere i diritti TV dell'Australian Open. Li ha ceduti a "Seven West Media" con una trattativa privata, incassando circa 200 milioni di dollari australiani. L'accordo è valido per cinque edizioni (dal 2015 al 2019) e TA non ha mai spiegato le ragioni di una scelta che, evitando l'asta, avrebbe causato una (potenziale) perdita di una cinquantina di milioni. Le trattative risalgono al 2013 e il presidente Steve Healy (nella foto in alto) aveva preso molto sul serio la faccenda: nel 2015, infatti, avrebbe ordinato un'indagine indipendente per capire se qualche membro del consiglio possa essere caduto in conflitto d'interessi. Proprio le tensioni causate dall'indagine avrebbero spinto una ex dirigente a citare in giudizio Healy per una presunta diffamazione. I documenti presentati presso la Corte Suprema del Victoria delineano lo scenario di un clima piuttosto litigioso all'interno della federazione e la paura di una cattiva pubblicità.

LA RABBIA DELLA DIRIGENTE "SOSPETTATA"
In una mail allegata all'atto di citazione, di cui media australiani hanno pubblicato un passaggio, Healy aveva scritto che “se i media vengono a conoscenza di questa informazione, il danno sarebbe incalcolabile”. Pare che nel 2013, al momento di rinnovare i diritti TV per l'Australian Open, il consiglio federale fosse combattuto se continuare ad affidarsi al gruppo Seven (storico partner), oppure lanciare una nuova gara d'appalto. Alla fine hanno scelto la prima opzione, lasciando a Seven tutti i diritti (TV, digital e mobile) per un costo stimabile tra i 30 e i 40 milioni all'anno. La faccenda creò un po' di polemica già allora, poiché un portavoce di Channel 10 (potenziale rivale) sostenne che TA aveva rinunciato al potenziale guadagno di molti soldi, i quali avrebbero potuto essere investiti per lo sviluppo del tennis. “Non c'è stato un serio dibattito né con noi, né con gli altri concorrenti. E' imbarazzante”. Tramite un comunicato, la federazione si è detta “tranquilla” perché non ci sarebbe stato "alcun conflitto di interesse in relazione alla vendita dei diritti”. La denuncia sarebbe partita dalla dottoressa Janet Young, ex membro del consiglio di amministrazione di federtennis australiana. Si sarebbe sentita diffamata da Healy perché “sospettata” di essere il membro in odore di conflitto di interessi. Motivo? Aveva preso contatto con i membri della commissione d'indagine. La Young aveva chiesto ritrattazione e scuse da parte di Healy: non è successo e, a metà gennaio 2016, è uscita dalla struttura federale (insieme ad altri due consiglieri) senza ragioni apparenti. Adesso, a quasi un anno di distanza, un'azione legale che rende pubblica una vicenda che Tennis Australia avrebbe tenuto molto volentieri segreta.  
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