di Massimo Grilli
15 February 2024

Pavlyuchenkova sorprende Doha: "Così sono rinata" (anche grazie all'Italia)

La tennista russa torna in semifinale di un 1000 in Qatar: una storia tutta da raccontare

Foto Ray Giubilo

Dall'inviato a DOHA - E’ probabilmente la meno attesa tra le semifinaliste del torneo del Qatar, il primo “1000" della stagione femminile, se non altro perché un anno fa di questi tempi si trovava oltre l’ottocentesima posizione nel ranking, a causa dell’ennesimo infortunio al ginocchio, con relativo stop e intervento operatorio. Ma la veterana Anastasia Pavlyuchenkova, 32 anni, russa di Samara - città sul Volga, famosa per la birra - di arrendersi non ne vuole proprio sapere e dopo essere risalita in questi mesi velocemente in classifica (attualmente è 32ª) si è infilata tra le prime quattro di Doha superando nell’ordine Kasatkina, Kostyuk, Vondrousova e oggi Danielle Collins (7-5 6-4) che non aveva mai battuto nelle tre precedenti sfide. «Un grande risultato, ricordando tutto quello che ho passato - ha detto - poi a Doha non avevo mai giocato bene, sono molto soddisfatta. La ripresa dopo l’infortunio non è stata facile, non ho toccato una racchetta per quasi cinque o sei mesi dopo l'operazione, poi quando ho iniziato a giocare, un anno fa in Australia, mi sentivo come se potessi a malapena vincere un set. Mi mancava la fiducia, pensavo che non avrei mai più vinto una partita, mi sentivo come se colpissi la palla troppo presto o troppo tardi. Il momento peggiore? Forse quando sono andata a giocare in Francia un torneo piccolo, da 60.000 dollari, e ho perso nei quarti. Però non ho mai pensato di ritirarmi, dovevo soltanto essere più... gentile con me stessa, concedermi più tempo. Sono molto testarda, mi piace pensare di essere una combattente. E poi, su, ho ripreso a giocare a gennaio, non potevo ritirami a febbraio...».

Per la prima volta tra le prime cento del mondo nel 2008, Anastasia ha avuto una lunga carriera da autentica predestinata - tre titoli Slam vinti da junior - ma in qualche modo irrisolta, anche se la finale del Roland Garros (persa da Krejcikova nel 2021), una medaglia d’oro olimpica (nel misto con Rublev a Tokyo), 12 tornei vinti e l’11º posto nel ranking come punto più alto, sono risultati eccellenti. «Rimpianti? Non saprei, forse i primi successi sono arrivati anche troppo velocemente, se penso che a 17 anni ero già in semifinale a Indian Wells. Magari, se potessi tornare indietro vorrei riuscire a essere più costante, ho avuto tanti alti e bassi. E poi essere fisicamente e mentalmente più forte. Però sono qui, ho perso un anno per un infortunio dopo un 2021 davvero buono. Cerco di dare tutto quello che posso per non avere davvero rimpianti a fine carriera».

E’ vero che qualche anno fa si è rifugiata in una cittadina italiana per meditare sul suo futuro? «Sì, è successo nel 2020, mi sembra, in un momento difficile nella mia vita in generale. Volevo isolarmi e sono andata da sola in una SPA vicino Verona. Ho passato una settimana o poco più lì, è stato un po’ come un processo di guarigione. So che è una cosa banale da dire, ma stavo cercando di ritrovare me stessa. Un po’ ne ridevo da sola, però sono stati giorni molto utili». Domani nuovo duro esame per Anastasia, che in semifinale incrocerà Elena Rybakina, numero 4 del mondo, che quest’anno ha già vinto due tornei (tra cui quello di Abu Dhabi della settimana scorsa) e che oggi ha superato la canadese Fernandez 6-4 6-2, rimontando da 1-4 nel primo set. Pavlyuchenkova partirà sfavorita ma chissà, forse non ha smesso di stupirci.

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