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Parigi, bilancio del primo giro

La tornata dei primi turni del torneo maschile– aspettando il concretizzarsi o meno dell’impresa di Olivo contro Tsonga – esalta l’Italtennis che piazza un pokerissimo atteso da 39 anni. Soltanto l’inossidabile Francia e i padroni di casa francesi fanno meglio degli azzurri, ma l’en-plein è tutto nostro. Ai piani alti cade soltanto una testa coronata: Zverev, re di Roma, si scopre piccolo contro l’ammazza-grandi Verdasco.

In attesa del proseguo di Tsonga-Olivo, può dirsi approssimativamente concluso il primo giro sulla giostra del Roland Garros. La tornata dei primi turni, che soltanto a Bois de Boulogne viene spalmata su tre giorni sfruttando anche la prima domenica del torneo, è la prima e più sostanziosa scrematura nei Major: da 128 giocatori si passa a 64, una sorta di selezione naturale su larga scala prima del più importante scaglione di giudizio rappresentato universalmente da prima e seconda settimana.

ZVEREV INCRINA LA MONOTONIA
Come quasi sempre accade nella declinazione maschile del tennis, il primo turno degli Slam è pressoché insignificante ai piani alti e l’edizione 2017 del Roland Garros non fa eccezione. Tra le teste coronate del circuito, il solo Sascha Zverev ci lascia le penne cedendo in quattro set – e due giorni – a Fernando Verdasco che, chiuse sottochiave nello sgabuzzino le ambizioni di una carriera da top-ten, si sta specializzando come ammazza-grandi professionista. L’intensità del tonfo del più luminoso diamante – l’unico? – della tanto inflazionata Next Gen è proporzionale alle aspettative che orbitano attorno al neo-campione del Foro Italico. Oltre alla famiglia Zverev – Mischa ha perso contro Napolitano – soltanto altre quattro delle 32 teste di serie hanno salutato la compagnia al debutto: Sock, Muller, Querrey e Simon. Nulla di trascendentale, dunque, se relazionato alla superficie. I pezzi da novanta non solo hanno vinto, ma risulta persino difficile emettere un giudizio sullo stato di forma e, quindi, su eventuali mire parigine, basti pensare che dei primi otto del tabellone appena in due si sono fatti sgraffignare un set: Murray contro Kuznetsov - prima di intascare 12 degli ultimi 14 game – e Nishikori contro il redivivo Kokkinakis. Poco o nulla, dunque, con Rafa che ha sofferta appena qualche game nel cuore della partita contro Paire, salvo aprire e chiudere con un 6-1. Nole, nonostante il tir di palle break lasciato sfilare via e le quasi due ore e mezza in campo, ha liquidato in tre set la pratica-Granollers, che l’anno scorso s’era inerpicato fino alla seconda settimana con tanti ringraziamenti a un Fognini con la luna storta e a un Nadal che di storto aveva il polso. Murray inscena l’ormai consueta partita agonizzante, ma termina in crescendo, e Stan conferma l’eccitamento che gli suscita il mattone tritato di Port d’Auteuil sotto i piedi.

POKERISSIMO
A rubare la scena, che i big si prenderanno con prepotenza tra una settimana, sono gli altri e – vivaddio - tra gli altri c’è tanto azzurro, anzi tantissimo. Si sono versati, a ragione, fiumi d’inchiostro sul pokerissimo calato dall’Italtennis nello Slam che – per tradizione e caratteristiche – più dovrebbe premiare il battaglione azzurro. Fognini, Lorenzi, Seppi, Bolelli e Napolitano. Cinque su cinque, apoteosi! Cinque italiani indenni al primo turno non si vedevano dal 1978, quando a riuscirci furono i figli dell’età dell’oro del tennis nostrano, gli eroi che due anni prima trionfarono in Cile: Barazzutti – si arrese solo a Borg in semifinale -, Panatta, Bertolucci, Zugarelli, Ocleppo. Qualche giorno dopo, per intenderci, l’Argentina guidata da Menotti – e senza il diciottenne Maradona – avrebbe vinto al Monumental di Buenos Aires il suo primo mondiale. Un’era geologica fa. L’exploit azzurro segna ufficiosamente un sorpasso nei confronti delle colleghe in gonnella ormai evidente, visto che nel femminile la sola Sara Errani resta a difendere il tricolore con un poco edificante bilancio di una vittoria e tre sconfitte al primo turno. Se erano pronosticabili i successi di Fognini e Lorenzi, fa piacere il ritorno sul grande palcoscenico di Bolelli e la conferma di Seppi, ma tra tutti spicca l’acuto di Napolitano al primo gettone assoluto in un Major. A parte Bole – atteso da una sfida oggettivamente proibitiva contro Dominic Thiem – gli altri avranno voce in capitolo per guardare a un terzo turno che sa di traguardo. Terzo turno quantomeno garantito per uno dei fantastici-cinque visto che Fognini e Seppi si affronteranno domani per disegnare – verosimilmente – l’avversario di Wawrinka. Questo Lorenzi non parte certo battuto contro Long John, mentre Napolitano parte sì sfavorito contro Schwartzman, ma è pur vero che il minuto argentino ieri l’altro ha dovuto sudare oltre 3 ore e 33 minuti per piegare 9-7 al quinto il lucky loser Rublev, non propriamente Nadal sul rosso.

ITALIA TERZA, MA…
Globalizzando la veduta, ci si accorge che soltanto due nazioni sono certe di aver fatto meglio dell’Italia – l’inossidabile Spagna e i galletti padroni di casa – con una terza, l’Argentina, che potrebbe concretizzare il sorpasso qualora Olivo portasse a termine l’impresa contro Tsonga. I 63 vincitori del primo turno provengono da 29 paesi diversi e su tutti, manco a dirlo, signoreggia la Spagna che va in doppia cifra piazzandone 10. Segue la Francia a 6 e, appunto, Italia e Argentina a quota 5. Per conferire una veste più veritiera ai secchi dati, occorrerebbe tuttavia considerare i partenti e non solo i vincitori. E allora si scopre che l’en-plein azzurro è avvicinato soltanto dalla Roja che rovina il suo 10/11 per il già citato Granollers, sorteggiato suo malgrado contro Djokovic. l’Argentina si attesta a cinque vittorie e otto sconfitte, sempre in attesa di Olivo, mentre è piuttosto interessante constatare come i francesi hanno sì sei giocatori al secondo turno, ma sono anche costretti a computare ben 12 sconfitte, figlie ovviamente anche delle molteplici wild card elargite tra main draw e qualificazioni. Insomma è gloria vera per l’Italia, che si tramuterà in vana ma comunque vera. In fondo, non serve scavare negli annali per spalancare il sorriso: basta sbirciare il tabellone dello scorso anno quando i nostri sei alfieri parigini (quattro sono gli stessi di oggi, non c’era Napolitano, ma c’erano Cecchinato e Fabbiano) al primo turno hanno rastrellato complessivamente un set perdendone 18. A confronto siamo in paradiso.

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