Riccardo Bisti
25 January 2017

I doppisti non vogliono più il "No-Ad"

Sorprendente presa di posizione di alcuni dei migliori specialisti: vorrebbero tornare ai vantaggi e ai match al meglio dei tre set. “Con il sistema attuale, bastano 10 minuti di grazia per vincere una partita”. Però l'ATP non cambierà: “Riguardando indietro, possiamo dire che le modifiche hanno funzionato” dice Chris Kermode.

Si parla sempre più spesso dell'opportunità di accorciare le partite per migliorare lo spettacolo. Diverse manifestazioni non ufficiali adottano un diverso sistema di punteggio “alternativo”, dal Fast4 Tennis alle norme un po' strambe del World Team Tennis e dell'International Premier Tennis League. L'unico cambiamento "reale" è arrivato una decina d'anni fa con i tornei ATP di doppio. Dal 2006, quando il CEO ATP era Etienne De Villiers, si gioca con la norma del no-advantage, con il punto secco sul 40-40, mentre al posto del terzo set si gioca un super tie-break ai 10 punti. La formula è valida nei tornei del circuito, mentre negli Slam si gioca col sistema tradizionale. Alcuni dei migliori doppisti lo vorrebbero riproporre anche nel circuito ATP. “Credo che questa norma sia una sciocchezza – ha detto Jamie Murray, numero 1 del ranking di specialità – anche con questo sistema, le partite non vanno sui campi principali e nemmeno in TV. Allora, a questo punto, tanto vale metterci sui campi secondari e farci giocare con il punteggio normale”. Secondo diversi giocatori, il punteggio tradizionale renderebbe la competizione più corretta. Secondo Murray, i tennisti hanno la sensazione che vincano le coppie migliore soltanto nei tornei del Grande Slam.

LA RETROMARCIA NON SI FARA'
Con la formula del no-advantage, secondo Raven Klaasen, bastano 10 minuti ben giocati per vincere una partita. La pensano così anche Bruno Soares e Nenad Zimonjic. Tuttavia, sembra che l'ATP non abbia nessuna intenzione di tornare indietro. Lo ha ammesso lo stesso Jamie Murray, che fa parte del Player Council. In effetti, il CEO ATP Chris Kermode sembra aver chiuso le porte a ogni retromarcia. “Guardando indietro, penso di poter dire che tali modifiche hanno funzionato”. In effetti, si è spesso detto che il no-ad “ha salvato il doppio”, anche se in effetti ha ragione Jamie Murray: raramente i doppi finiscono sui campi centrali, ed anzi continuano ad essere collocati a fine programma di ogni giornata. L'unico passo in avanti ha riguardato la produzione televisiva dei match, che però vengono fruiti principalmente in streaming tramite la piattaforma Tennis TV. La presa di posizione dei doppisti fa riflettere sul dibattito se accorciare o meno il tennis nei tornei di singolare. Se alcuni dei migliori specialisti del doppio provano nostalgia per il vecchio sistema, siamo sicuri che cambiare qualcosa nel singolare (dove girano soldi e interessi veri) sia una buona idea?  

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