UNA RELAZIONE CHE NON ARRIVA
Non c'era malafede e nemmeno l'intenzione di speculare. Visto che sono sempre stato una persona corretta, vorrei essere rispettato e giudicato soltanto per aver commesso un errore, peraltro considerato piuttosto lieve da chi mi ha giudicato. Lo sport è macchiato dalle scommesse, ma io non ho mai fatto niente di illegale. Mi sono ritirato da oltre un anno e non riesco a capire cosa possano ottenere dalla squalifica d un modesto ex-giocatore che sta ultimando gli studi universitari”. A parte il caso specifico, le dinamiche delle indagini raccontare da Ribeiro fanno capire le difficoltà con cui si muove la TIU. Nessuno avrebbe mai scoperto la sua infrazione se non ci fosse stato un volume anomalo di scommesse su un suo match del 2015. Si pensava che il suo avversario si fosse venduto la partita, dunque l'incontro fu monitorato dalla TIU. “Ci hanno informato che saremmo entrambi finiti sotto indagine: soltanto per questo, hanno scovato il mio conto e le scommesse effettuate due anni prima”. Appena aveva saputo che non si poteva scommettere sul tennis, Ribeiro aveva chiuso l'account, ma ormai la frittata era fatta. In questo momento, sta per concludere il suo corso di laurea in Economia e Finanza. La sua sanzione è identica a quella inflitta circa un mese fa al rumeno Marius Frosa. Nomi totalmente sconosciuti per una battaglia indefinita, in cui non si capisce bene quale sia il rapporto tra guardie e ladri. Nel frattempo, mentre i report trimestrali TIU informano soltanto sul numero di match sospetti e sulle integrazioni di organico, non è ancora arrivata la relazione del pannello indipendente creato quasi due anni fa, che dovrebbe dare una valutazione complessiva su come viene affrontata la corruzione nel tennis. Inizialmente previsto in 12 mesi, il report non è ancora arrivato. E il problema continua ad aleggiare, anzi, a strisciare nel sottobosco del nostro sport.