LA RABBIA DEI BRASILIANI
In patria c'è chi ha speso un po' di inchiostro per definirlo “razzista”. Addirittura, gli hanno detto che non avrebbe dovuto essere a Osaka. In effetti è il numero 5 brasiliano (attualmente n.241 ATP), ed è stato convocato per l'assenza di Thomaz Bellucci. Qualcuno ha ipotizzato che sia stato favorito dal fatto che Joao Zwetsch, capitano verdeoro, lo abbia allenato in passato. “Se in Brasile qualcuno avesse imitato una scimmia davanti a migliaia di persone, cosa avresti fatto?” ha scritto l'opinionista Joao Victor Araripe, che lo ha apertamente accusato di razzismo, rincarando la dose senza sconti. “Fosse per me, saresti già fuori dalla squadra di Coppa Davis. Non hai rispettato gli avversari, il Brasile e lo sport. Ho amici brasiliani con radici giapponesi, che hanno ritenuto rivoltante il tuo gesto”. Una severità francamente eccessiva. Ha sbagliato, ma il razzismo è un'altra cosa. Un po' come quando Lleyton Hewitt gridò al giudice di sedia: “Guardali, non noti qualche somiglianza?” riferendosi a un giudice di linea e James Blake, entrambi neri. Brutto gesto, aggravato dall'aggressività, ma il razzismo è un'altra cosa. In verità, il weekend di Osaka era iniziato con un piccolo incidente diplomatico con protagonista Rafael Westrupp, presidente della federtennis brasiliana. Durante una cena pre-gara, in evidente stato di euforia dovuto a qualche bicchiere di troppo, ha iniziato a canticchiare “Nishikori, Nishikori” dopo che una cameriera giapponese aveva portato una torta al tavolo della delegazione brasiliana (si festeggiava il compleanno di Zwetsch). In un contesto simile, con la stampa brasiliana per nulla contenta della gestione federale, si è scatenata una viva polemica. Va bene, ma non è il caso di crocifiggere Clezar. I gesti davvero gravi sono altrove. Curiosità: con la vittoria del Giappone, i nipponici sono l'unica squadra con cui l'Italia andrebbe al sorteggio per stabilire la sede in un'eventuale scontro diretto. Contro tutte le altre potenziali avversarie, gli azzurri giocherebbero in casa. Con il Brasile, sarebbe stato “otto su otto”. Speriamo che l'urna di Londra non faccia i capricci.