Non è soltanto una delle più forti giocatori di sempre. Serena Williams è anche ambasciatrice UNICEF, ruolo che sente ancor più suo dopo aver dato vita alla figlia Alexis Olympia. Oggi che la bambina ha quasi 6 mesi di vita e Serena è tornata nel tour (ha giocato il doppio in Fed Cup), Serena ha scelto CNN per raccontare il suo dramma legato al parto. “Sono quasi morta” inizia l'articolo della Williams, che per la prima volta fa luce su un periodo molto complicato, cui aveva fatto cenno Patrick Mouratoglou dopo la sua scelta di non giocare l'Australian Open. Adesso, grazie al racconto di Serena, sappiamo esattamente com'è andata. Un'embolia polmonare le ha riaperto la ferita del cesareo, rischiando di far arrivare un grumo di sangue nei polmoni.
Sono quasi morta dopo aver dato alla luce mia figlia, Olympia.
Eppure mi considero fortunata.
Ho avuto una gravidanza piuttosto facile, ma mia figlia è nata con un parto cesareo d'emergenza dopo che la sua frequenza cardiaca era scesa drasticamente durante le contrazioni. L'intervento è andato bene. Ancora prima che me ne accorgessi, Olympia era tra le mie braccia. È stata la sensazione più incredibile che abbia mai provato nella mia vita. Ma soltanto 24 ore dopo il parto sono iniziati sei giorni di incertezza.
È iniziato con un'embolia polmonare, condizione in cui una o più arterie nei polmoni vengono bloccate da un coagulo di sangue. A causa dei miei precedenti con questo problema, vivo con la paura di questa situazione. Così, appena mi è mancato il fiato, non ho atteso un secondo per avvertire le infermiere. Da qui ci sono state una serie di complicazioni di salute che mi fanno dire di essere fortunata ad essere sopravvissuta. La ferita del parto cesareo si è aperta a causa della tosse intensa che ho avuto a causa dell'embolia. Sono tornata in chirurgia, dove i medici hanno trovato un grande ematoma, un gonfiore di sangue nell'addome. E poi sono tornata in sala operatoria per una procedura che impedisce ai grumi di raggiungere i polmoni. Quando finalmente sono tornata a casa dalla mia famiglia, ho dovuto trascorrere a letto le prime sei settimane di maternità. Sono profondamente grata di avere avuto uno straordinario team di medici e infermieri, in un ospedale con strutture all'avanguardia. Sapevano esattamente come gestire questo complicato susseguirsi di eventi. Se non fosse per la loro professionalità, oggi non sarei qui.