Riccardo Bisti
28 September 2018

Habib, l'orgoglio di giocare per il Libano

Anche un Paese senza tradizione come il Libano potrebbe aver trovato un buon giocatore: si tratta di Hady Habib, imbattuto da 14 singolari in Coppa Davis fino a portare il team a vette inesplorate. Nato negli Stati Uniti, aveva iniziato a frequentare l'Università ma il richiamo del tennis è stato più forte. Oggi è n.642 ATP.

Un anno fa, di questi tempi, Hady Habib si trovava presso la Texas A&M University. Era tra i partecipanti a una conferenza sul management sportivo: in apparenza andava tutto bene, ma dentro di sé sapeva che stava per arrivare il momento di fare scelte importanti. Dopo averci riflettuto accuratamente, ha scelto di seguire il suo istinto: provarci con il tennis. Sul serio, da professionista. Dodici mesi dopo, può ancora sperare di aver fatto la scelta giusta. Lo scorso maggio ha vinto il suo primo torneo, un Futures a Djerba, in Tunisia. Le cose migliori le ha fatte in Coppa Davis, rappresentando il suo paese: il Libano. Ha raccolto 14 vittorie consecutive in singolare, comprese quelle che un paio di settimane fa sono servite per battere la Thailandia. Grazie a questo successo, Libano è salito al numero 40 del ranking di Coppa Davis. Non era mai stato così in alto. Il record di singolari consecutivi vinti in Coppa Davis è ancora lontanuccio (Marcos Baghdatis con 36), ma il giovane Habib ha obiettivi importanti, anche di natura individuale. Per esempio, non ha paura di dire che ambisce a raggiungere il top del tennis mondiale. “Sin dall'inizio sapevo che il tennis era quello che desideravo. Dopo aver lasciato il college, sono migliorato ancora più rapidamente grazie alle tante partite giocate e all'esperienza nel tour mondiale – racconta – è stata una decisione difficile, ma ho sentito che se fossi rimasto al college avrei avuto il rimpianto di non allenarmi a tempo pieno e frequentare i tornei. Ne ho parlato con i miei genitori e ho ricevuto il loro appoggio. Mi hanno sempre sostenuto e hanno fatto molti sacrifici per aiutarmi ad arrivare dove sono”.

LE AVVENTURE IN COPPA DAVIS
Ripensando al periodo universitario, gli manca il cameratismo tipico generato dal clima di squadra: per questo, la Coppa Davis gli sta dando una mano a creare qualcosa di simile. Gioca in Davis dal 2015, in un match del Gruppo II contro lo Sri Lanka, persa 3-2. All'epoca aveva 16 anni, ma ha subito avvertito il fascino della competizione. “Ricordo bene il mio esordio a Colombo, non sapevo bene cosa aspettarmi – ha detto – il pubblico era scatenato, ricordo un uomo che urlava a pieni polmoni e allora ho capito cona significava giocare in Davis. Fui capace di vincere il mio secondo singolare in cinque set in un caldo impressionante, portando il match al singolare decisivo, peraltro dopo aver vinto il doppio, sempre in cinque set, con il mio amico Giovani Samaha. Purtroppo perdemmo quella partita. Mi sento onorato nel rappresentare il mio Paese e sono davvero orgoglioso di giocare per il Libano. In campo giochi per la tua nazione: non vedi il tuo nome sul tabellone, ma il tuo Paese”. Habib è di origine americana: nato a Houston, in Texas, si è trasferito in Libano all'età di 5 anni con la famiglia. Ha iniziato a giocare all'età di 9 anni presso il Mtayleb Country Club sotto la guida del suo primo maestro, il belga Thomas Wille. “Ho iniziato per hobby e divertimento, ma mi sono reso conto che stavo migliorando molto in fretta”. Talmente in fretta da pensare che un ritorno negli Stati Uniti gli avrebbe consentito di coccolare il suo potenziale. Per questo, quando aveva 13 anni, si è spostato in California.

SCELTA CORAGGIOSA
La sua bravura non è passata inosservata all'IMG Academy di Bradenton, che gli ha offerto una borsa di studio e gli ha permesso di palleggiare con professionisti affermati, compreso Kei Nishikori. All'età di 16 anni era già saldamente tra i top-100 della classifica ITF. In quello che poteva essere l'anno della consacrazione tra gli Under 18 ha scelto di mettere da parte il circuito giovanile e prendere confidenza con il circuito professionistico. Il suo ultimo match junior risale al 2015, quando perse nelle qualificazioni dello Us Open contro un certo Denis Shapovalov. Per un paio d'anni è tornato a Houston, allenandosi nell'accademia di Sammy Giammalva, ottimo giocatore americano degli anni 80. Poi è arrivata l'Università e, di recente, la scelta di rispondere al richiamo della racchetta. Habib pensa di potersi mantenere grazie al tennis ed è convinto che la scelta di lasciare gli studi sia stata la migliore. In questi giorni, Hady è impegnato a un torneo Futures nel suo Libano, a Jounieh. Vincere davanti alla sua gente avrebbe un grosso valore simbolico, oltre a essere l'ennesima certificazione che nel tennis c'è spazio anche per lui. Intanto ha lasciato un paio di game a Wilson Leite e ha centrato un posto nei quarti battendo il russo Ronald Slobodchikov, numero 7 del tabellone. A 20 anni appena compiuti (è nato il 21 agosto 1998) c'è ancora tanto spazio per sognare.

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