WIMBLEDON A 17 ANNI
Comunque sia, il merito principale di Yuri è stato quello di non essersi inventato allenatore e aver lasciato fare a chi ne sapeva di più. Bollettieri non ha mai avuto dubbi: dopotutto, qualche anno prima aveva ricevuto in dono un'altra fanciulla russa di belle promesse, quell'Anna Kournikova che ha aperto la strada a tante giovani tenniste del suo paese e rimasta poi famosa per la sua bellezza (facendo dimenticare a troppi la sua semifinale a Wimbledon e la comparsa nella top 10 mondiale, prima di ritirarsi ancora giovanissima). Nick, furbo come le sue origini napoletane lasciano trasparire, capì anche che Maria partiva con due vantaggi rispetto ad Anna: un tennis più efficace e un sex appeal meno pronunciato. Aveva ragione: nel 2004, ancora minorenne, vinse il suo primo Slam a Wimbledon, battendo in finale Serena Williams. In seguito, avrebbe allacciato a quel successo, altri quattro Major: due volte Roland Garros (2012 e 2014), una volta l’Australian Open (2008) e lo US Open (2006), diventando una delle dieci giocatrici nella storia ad aver completato il Career Grand Slam (per capirci, le altre nove sono: Maureen Connolly, Doris Hart, Shirley Fry, Margaret Court, Billie Jean King, Chris Evert, Martina Navratilova, Steffi Graf e Serena Williams). Ha vinto un totale di 35 tornei, in media quattro partite ogni cinque giocate e, ça va sans dire, è stata anche numero uno del mondo in cinque diverse occasioni, per 21 settimane complessive, l’ultima volta nel luglio del 2012. Poi Serenona ha deciso che il tour femminile doveva essere di sua esclusiva proprietà e non le ha lasciato più spazio. I media hanno provato a creare una certa rivalità fra loro perché le premesse, on and off court, c’erano tutte. Ma come spiegò Andy Roddick nei confronti di Roger Federer, “perché ci sia una rivalità, si dovrebbe vincere un po’ ciascuno”. Maria invece ha sconfitto due volte Serena nel 2004, quindi ci ha perso 18 volte di fila. Perché tecnicamente la Sharapova non è immune da lacune: il dritto è ballerino, col servizio ha dovuto cambiare meccanica dopo un brutto infortunio alla spalla, la volèe e il tocco di palla ha cercato di affinarli con risultati tra il mediocre e il discreto. Il rovescio, quello sì è da prima della classe. Ma a far la differenza è la mentalità, soprattutto quella sua naturale incapacità di accettare la sconfitta. Non dopo un match, tipico atteggiamento dei perdenti, ma durante, tipico dei vincenti.