Dal punto di vista tecnico invece, Djokovic lascia poco spazio ai dubbi. Opposto a Karen Khachanov, il suo stato di forma è apparso già ottimale (6-4 6-2 lo score finale): sicuro e preciso, sia in fase offensiva sia in quella difensiva, ha chiarito, se mai ce ne fosse stato bisogno, chi merita il ruolo di favorito assoluto dell’Australian Open. Khachanov, che pure aveva sconfitto Djokovic nella finale dell’ultimo Masters 1000 a Paris-Bercy, ha disputato un discreto match ma è parso perfino scoraggiato da tanta sicurezza.
Diverso il discorso legato a Rafael Nadal. Lo spagnolo ha perso al terzo set contro Kevin Anderson (4-6 6-3 6-2) ma i dubbi non sono legati al suo rendimento tecnico. Anzi: Nadal ha toccato molto bene la palla, cercando (e trovando) anche soluzioni nuove (diversi serve&volley) e mostrando un atteggiamento piuttosto propositivo. Fin troppo: poco paziente, ha cercato molto spesso la soluzione uno-due, finendo con lo sbagliare troppo. Strano vederlo così deciso nel voler accorciare gli scambi. E soprattutto non lo si è quasi mai visto impegnato nei suoi famosi recuperi, come fosse ancora incerto negli spostamenti, dopo i vari problemi legati a ginocchia, piede e caviglia. Un’esibizione è troppo poco per giudicare, né è chiaro se si trattasse di semplice precauzione. Certamente, nonostante le dichiarazioni della vigilia in cui Nadal si è detto pronto al 100%, il primo match ha lasciato tante incognite sul suo completo recupero fisico (e l'aver rinunciato alla finale per il tero posto contro Khachanov è un ulteriore indizio). Comunque, il torneo ATP di Brisbane della prossima settimana, il primo vero impegno ufficiale della stagione per lo spagnolo che esordirà contro il vincente tra Tsonga e un giocatore proveniente dalle qualificazioni, darà qualche risposta più significativa.
Guarda gli highlights del match Nadal-Anderson