QUAL È L'ORIGINE DEGLI INFORTUNI?
Come ammesso da Kermode, l'obiettivo era allungare le carriere. “Però è ovvio che un giocatore più anziano sia più soggetto a infortuni – continua Kermode – e allora è meglio avere un sistema del genere, in cui Federer è ancora competitivo a 36 anni e può gestirsi il calendario, piuttosto che un sistema in cui si gioca a pieno ritmo, ma col rischio di aumentare gli infortuni?”. Secondo le statistiche presentate da Kermode è stato un anno particolare: se è vero che gli infortuni nel tour si sono ridotti del 6%, è anche vero che gli stessi si sono concentrati tra i giocatori di alta fascia. “È uno strano enigma, dobbiamo continuare a esaminarlo. Abbiamo un grande team di medici che stanno valutando un notevole quantitativo di dati. Per esempio, quali sono le ragioni degli infortuni? Fin da piccoli, i giocatori non sono sufficientemente istruiti sulle lesioni all'anca? E lo stretching? O magari sono i diversi tipi di palle e superficie?”. In questo momento, l'opinione diffusa dei giocatori è che i repentini cambi di superficie siano l'origine principale di tanti guai. Per questo, più che i presunti danni causati dalle superfici dure (che comunque sono molto più confortevoli rispetto al passato), sarebbero maggiori quelli dovuti dai continui cambi. “Però poi il tennis viene criticato perché il tennis è sempre più simile a se stesso, su varie superfici. Bisogna trovare il giusto compromesso”. Più in generale, Kermode è convinto che casi come quello di Federer continueranno ad essere un'eccezione, mentre la maggioranza dei giocatori continuerà a rispettare il calendario. “Federer può prendersi del tempo libero, ma è una cosa diversa rispetto agli altri. Lui raggiunge le finali degli Slam, quindi ottiene una quantità di punti sufficiente per restare nelle prime posizioni. Credo proprio che pochi giocatori possano permettersi questa condotta. Gli infortuni sono un'altra cosa”. Il discorso di Kermode è vero in parte: è stata proprio la pausa primaverile a impedire allo svizzero di chiudere l'anno al n.1 ATP, a favore di Rafael Nadal. Più in generale, ci vorrà qualche anno per capire se il 2017 è stato un caso, oppure se gli infortuni si stanno davvero concentrando sui migliori giocatori. In quel caso, la situazione andrebbe analizzata e si dovrebbe pensare a eventuali provvedimenti. Il problema è che ci sono equilibri molto sottili da rispettare. Difficilmente vedremo rivoluzioni nel calendario. E allora, chissà, “l'esempio Federer” potrebbe anche diventare un'abitudine.