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Marco Caldara
16 January 2018

Emozioni e magia: la notte di Sonego

Lorenzo Sonego si regala un giorno da ricordare: all'esordio Slam supera Robin Haase in 4 set densi di pathos, gioia, colpi vincenti e anche sette match-point mancati. Nonostante il brivido il 22enne torinese non perde la bussola e l'ottavo è quello buono, per far capire quanto vale il suo tennis e far iniziare la festa al Green Park Rivoli.
Mica male come esordio assoluto in un torneo del Grande Slam! Se superare un turno nelle qualificazioni era già un bel traguardo e passarle era addirittura un sogno, c’è da scommettere che alla possibilità di vincere un match (e che match!) nel tabellone principale Lorenzo Sonego non ci aveva nemmeno pensato. Troppo anche solo per essere immaginato. I tennisti come lui vivono alla giornata: la programmazione cambia in base al rendimento, e non è mai il caso di guardare troppo in là. L’augurio è che da oggi possa cambiare tutto, e la sua vera carriera sia iniziata nella notte italiana, sul remoto Campo 22 di Melbourne Park, dove ha messo la sua prima bandierina nel tennis che conta grazie alla vittoria per 6-3 7-5 6-7 7-5 sull’olandese Robin Haase, numero 43 della classifica ATP. Un giocatore vero, uno che la scorsa estate arrivava in semifinale in un Masters 1000 e una manciata di giorni fa sfiorava la finale ad Auckland, reso a tratti quasi impotente dal tennis esuberante del 22enne torinese: più brillante, più potente, semplicemente più forte in una battaglia di tre ore abbondanti e tanto pathos, perfetta per arricchire curriculum, classifica e portafoglio, ma soprattutto per capire (lui per primo) dove può arrivare. Ci sono ancora dei limiti, fisici, tecnici e di gestione del match, perché Lorenzo ha iniziato a fare sul serio tardi e certi passaggi richiedono tempo, ma il tennis c’è eccome. E anche grinta e caparbietà, la voglia di lavorare per bruciare le tappe e la personalità per sfondare, che spesso vale di più di tutto il resto. Altrimenti non lo batti un top-50 all’esordio Slam, facendolo impazzire col dritto e bucandogli la metà campo con 79 colpi vincenti in quattro set. E nemmeno riesci a superare una difficoltà dopo l’altra come ha fatto lui, trovando sempre il suo miglior tennis nelle situazioni più delicate. Roba per pochi.
IL BOATO DEL GREEN PARK RIVOLI
Sonego aveva già mostrato nelle due apparizioni al Foro Italico la capacità di entrare in simbiosi col grande palcoscenico, e sfruttarlo a proprio vantaggioindipendentemente dall’avversario, dando del tu a tensione ed emozioni. Ma Roma è una cosa, Melbourne un’altra. Invece ci è riuscito comunque, con Tomic al turno finale delle qualificazioni e con Haase all’esordio nel main draw, con grande carattere e la capacità innata di non badare al punteggio e andare avanti. L’ha fatto nel primo set, cancellando due palle dell’1-4 e poi vincendo 5 game di fila, l’ha fatto nel secondo, annullando due palle-break sul 5-5 e poi cambiando marcia subito dopo, e l’ha fatto soprattutto nel quarto. Prima è ripartito come se nulla fosse anche se nel tie-break del terzo si era divorato cinque match-point di fila (da 6-1), salendo 4-1, poi di match-point ne ha falliti altri due e dal 5-3 si è lasciato riacciuffare sul 5-5. Ma nonostante qualche crampo non ha mollato di un centimetro. "Sapevo che se fossi andato al quinto avrei perso", ha detto più tardi. Così il quinto l'ha evitato, tentando (con successo) il tutto per tutto nel dodicesimo game. Quando l'ultimo passante di Haase è finito in rete ha urlato lui, in direzione di coach "Gipo" Arbino, e hanno urlato le circa cento persone raccolte al suo Green Park di Rivoli (Torino), tra staff, soci, compagni di allenamento e amici. Hanno atteso impazienti le 2.25 di notte per l’inizio dell’incontro, e poi hanno vegliato la tv lottando e soffrendo insieme a “Sonny”. E lui ha ricambiato con un successo che vale tantissimo, facendo esplodere tutti in piedi alle 5.30 del mattino. Una scena bellissima, genuina, da mondiali di calcio, che riassume un po’ la storia di un ragazzo che fino a qualche anno fa era uno dei tanti. Uno che il primo punto ATP l’ha preso nel 2014, a 19 anni compiuti, perché quando i coetanei lavoravano (e pensavano) già da professionisti lui giocava a pallone nelle giovanili del Torino, e ai campionati italiani under perdeva sempre nei primi turni. Nel giro di qualche stagione è passato dagli Open in provincia di Torino agli Open d’Australia, e la sua dimensione nel tennis la deve ancora trovare. Questo torneo dovrebbe bastare per farglielo capire, come l'appuntamento con Gasquet al 2° turno.
VINCE FOGNINI, FUORI BERRETTINI
La meravigliosa vittoria di Sonego fa passare in secondo piano l’ottimo esordio di Fabio Fognini, reduce da una buona settimana a Sydney. Contro Horacio Zeballos il numero uno azzurro aveva vinto tutti i tre precedenti, e ha fatto poker imponendosi per 6-4 6-4 7-5, senza particolari problemi. È stato sempre avanti lui, giocando un tennis solido e mettendoci la giusta attenzione per evitare quelle inutili difficoltà che spesso gli è capitato di incontrare (più per distrazioni sue che per meriti altrui) nei primi turni dei Major. È stato bravo soprattutto nel terzo set, il più lungo e delicato. Ha smarrito per due volte un break di vantaggio, ma è rimasto concentrato e sul 5-5 ha allungato ancora, archiviando il match in due ore e spiccioli e doppiando l’argentino nel conto dei winners. Una prova positiva che fa ben sperare in vista della successiva, giovedì contro Evgeny Donskoy, a segno su Florian Mayer. Una bella opportunità: Fognini è più forte sotto tutti i punti di vista, e può puntare al terzo turno. Un risultato che negli Slam, partendo da testa di serie, per un giocatore come lui sarebbe il minimo sindacale, ma che a Melbourne ha raggiunto solo nel suo magico 2014. Fuori all’esordio, invece, gli altri due azzurri (uomini) in gara martedì, entrambi battuti in tre set. Thomas Fabbiano ha giocato un buonissimo match contro “Sascha” Zverev (di cui vi abbiamo già raccontato), mentre Matteo Berrettini – entrato in tabellone come lucky loser – non ha trovato l’impresa che molti sognavano. Adrian Mannarino ha fatto valere superiorità, esperienza e abitudine, portando sul Campo 19 una concretezza degna dell’ottimo giocatore che è diventato. Gli sono bastate quattro palle-break in tutto il match per strappare tre volte la battuta all’azzurro e chiudere 6-4 6-4 6-4, senza la minima sbavatura. A Berrettini è mancato un po’ di mordente, ma chiedergli di battere un top-30 in uno Slam è ancora troppo.

AUSTRALIAN OPEN UOMINI – Primo turno
Lorenzo Sonego (ITA) b. Robin Haase (NED) 6-3 7-5 6-7 7-5
Fabio Fognini (ITA) b. Horacio Zeballos (ARG) 6-4 6-4 7-5
Adrian Mannarino (FRA) b. Matteo Berrettini (ITA) 6-4 6-4 6-4
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