"Ho iniziato a giocare all'età di 3 anni, nel campo di mio nonno. Inizialmente era in cemento, con alcune crepe, poi abbiamo messo l'erba sintetica e da lì iniziai a fantasticare sognando di giocare Wimbledon. All'età di 8 anni mi sono trasferito al CT Monviso a Grugliasco, dove sono stato seguito principalmente da mio padre. A 16 anni la mia famiglia si è trasferita a Pinerolo, dove tutt'ora abitiamo. Ho iniziato con le competizioni a squadre, molte delle quali giocate coi miei pari età come Sonego, Donati e Napolitano. Fino agli anni del liceo il mio percorso è andato a gonfie vele, poi ho avuto difficoltà nel combinare il tennis con la scuola. Non potevo permettermi troppe assenze, questo credo abbia tardato un po' la mia crescita sportiva ma penso anche mi abbia arricchito tanto: per questo devo ringraziare i miei genitori, che mi hanno spinto a non mollare mai nonostante le difficoltà. Dopo la scuola ho deciso di dedicarmi al professionismo, cercando di giocare principalmente qualche futures dopo aver di fatto bypassato lo step junior, a parte qualche torneo giocato in Italia. Uno di questi lo ricordo sempre con il sorriso, in quanto a Salsomaggiore ho incontrato Zverev che mi diede 6-2 6-2. Ero arrabbiato, ma mio padre mi tranquillizzò subito dicendomi: "Tranquillo, hai perso con un fenomeno: questo tra due anni lo vediamo in alto". Morale della favola? Dopo due anni aveva già vinto titoli e Atp ed era entrato tra i primi 20".