Marco Caldara
07 March 2018

«L'omosessualità? Non è mica una malattia...»

Lo scorso anno Johanna Larsson aveva confessato di aver celato a lungo la propria omosessualità per paura di perdere gli sponsor, mentre Alison Van Uytvanck non si nasconde. "Non credo - dice - che l'omosessualità debba essere un tabù. Sono felice e presto andrò a vivere con la mia fidanzata". È la collega e connazionale Greet Minnen, di tre anni più giovane.
Specialmente per degli atleti professionisti, che vengono guardati e giudicati in continuazione, quella di ammettere pubblicamente la propria omosessualità pare una scelta che (purtroppo) richiede ancora un’attenta valutazione. Era questo uno dei messaggi che emergevano, lo scorso settembre, da alcune dichiarazioni della tennista svedese Johanna Larsson, che parlò della propria omosessualità durante una trasmissione televisiva e disse di aver sempre preferito tenerla nascosta per due motivi: la paura di una reazione negativa da parte della propria famiglia, e il timore di smarrire i propri sponsor, necessari per finanziarsi l’attività. Una storia triste, perché nella società del 2018 certe cose dovrebbero essere più che superate, ma purtroppo tocca fare i conti con la realtà dei fatti, che dice che l’omofobia è un fenomeno ancora vivo. Quello della Larsson era parso un coming out sofferto, come se avesse riflettuto a lungo su come gestire pubblicamente la propria sessualità, mentre una che non si è mai nascosta è la 23enne belga Alison Van Uytvanck, fidanzata da oltre due anni con la collega e connazionale Greet Minnen. Anche lei ne ha parlato in tv, durante un’intervista nel programma Sportweekend del network Sporza. Sono andati a trovarla per fare il punto sul suo ottimo momento, e nella chiacchierata sono stati trattati anche un paio di temi personali: l’omosessualità e un passato difficile a causa del bullismo. “Non credo che l’omosessualità sia un tabù – ha spiegato –, e penso che nessuno debba giustificare il proprio orientamento sessuale: non si tratta di una malattia. La mia relazione mi rende molto felice e i miei genitori sono fieri di me. Ricevere appoggio dall’esterno mi fa sentire ancora meglio. Presto io e la mia fidanzata andremo a vivere insieme, ci troviamo benissimo ed è ciò che vogliamo mostrare al mondo intero”.
“IL BULLISMO MI HA RESA PIÙ FORTE”
In più, la Van Uytvanck ha parlato anche di bullismo, provato sulla sua pelle a 11 anni, al termine delle scuole elementari. “So cosa significa: ogni giorno ti senti dire un sacco di brutte cose e alla lunga è difficile continuare a credere in sé stessi e vedere qualcosa di buono dentro di sé. Ho sofferto tantissimo, ma credo che ciò che mi è successo sia servito a rendermi più forte”. La tennista di Vilvoorde, che compirà 24 anni il prossimo 26 marzo, sta attraversando un ottimo momento: ha appena vinto a Budapest il suo terzo titolo WTA ed è tornata fra le prime 50 giocatrici della classifica mondiale, vicina al best ranking di 41 fatto registrare nel 2015, anno dei quarti di finale al Roland Garros. Significa che la scelta di mollare il vecchio coach per puntare su Alain De Vos e sul preparatore atletico David Basile sta dando i risultati sperati. E chissà che il suo ritorno ad alti livelli non possa stimolare anche la fidanzata, di tre anni più giovane, che dopo un’ottima carriera junior, che l’ha vista arrivare fra le prime 30 del mondo, era già fra le top-300 WTA a 18 anni, prima che un infortunio la tenesse fuori per buona parte del 2018, spingendola fuori dalle prime 1.000 della classifica mondiale. Ha ripreso a giocare solo a fine gennaio, e curiosamente in queste settimane è impegnata in Italia. Mentre la fidanzata è pronta a esordire al BNP Paribas Open di Indian Wells contro Yulia Putintseva, lei si trova al Zaiera Tennis Resort di Solarino (Sicilia), sede di tre tornei ITF consecutivi, da 15mila dollari di montepremi. È arrivata ai quarti nel primo, in semifinale nel secondo ed è ai quarti del terzo, con l’obiettivo di conquistare un titolo che le manca dal 2016 e una motivazione comune a poche colleghe. Per lei raggiungere la top-100 e il Tour maggiore vorrebbe dire anche poter viaggiare per tutto l’anno con la sua compagna di vita. Un bel valore aggiunto.
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