Intervistato da La Stampa dopo la consegna da parte di Andrea Gaudenzi del n.1 Atp, Sinner si è detto felice, ma con qualche rimpianto…

foto Ray Giubilo

Riportiamo di seguito un estratto dell’intervista pubblicata su La Stampa

Jannik, qual è il numero 1 della storia dello sport italiano che l’ha ispirata di più e perché? Valentino Rossi, Federica Pellegrini, Alberto Tomba, Paolo Maldini, Marcell Jacobs…
«Io sciavo tanto, quindi dico Alberto Tomba. Un altro a cui mi sono ispirato molto è Valentino Rossi, se dovessi scegliere sono loro due quelli che mi vengono in mente. Hanno fatto crescere il loro sport e questo deve essere anche il nostro obiettivo con il tennis. Abbiamo cinque azzurri fra i primi 50, un numero incredibile, e speriamo di averne di più in futuro. Al Roland Garros siamo arrivato in tre finali Slam, e una semifinale. Dobbiamo essere felici, ma mai soddisfatti».

Che cosa significa la festa a Sesto Pusteria? Quanto conta la famiglia per lei?
«La famiglia per me è tutto. La festa era in programma dopo gli Australian Open ma c’era poco tempo, quindi per caso avevamo fissato già allora questa data. Ora è successo quello che è successo, e si festeggia tutti insieme. Per me è un modo di stare vicino ai bambini. Sono contento di fare qualcosa con loro. Sono tutti ragazzi che, come me, sono cresciuti in un paesino normale, e vedere che uno come loro riesce a fare qualcosa di importante in tutto il mondo, è bello. Poi casa è sempre casa».

Quando si è detto: «Sono il n.1 del mondo»? In bagno, la notte prima di dormire, quando Gaudenzi le ha consegnato il trofeo?
«C’è stato un momento, ma confesso che sto ancora pensando alla semifinale di Parigi. Ho guardato un po’ la finale, ma a fatica, perché avrei voluto essere lì. Ovviamente il numero 1 mi fa piacere, ma la verità è che domenica non sono riuscito ad essere nel posto dove volevo essere. È una lezione, mi fa capire dove ho sbagliato. Ora il sogno è vincere le Olimpiadi. Prima c’è Wimbledon, ma l’ultima partita l’ho giocata a Parigi e la prossima volta che tornerò su quei campi sarà per i Giochi. Per me è un appuntamento molto importante».

Lei ora è il volto del tennis in tutto il mondo. Questa responsabilità, settimana dopo settimana, può diventare un peso?
«La responsabilità c’è sempre stata. Ora è diversa, ma quando sei forte da giovane comunque hai pressione, e la devi gestire. Continuerò a farlo, come ho fatto fino ad ora, spero il più a lungo possibile. Continuerò a circondarmi di persone che con me sono oneste. Il giorno in cui ho saputo che sarei diventato numero 1 ho chiesto a tutti loro di esserlo sempre con me, perché l’onestà con cui mi hanno sempre trattato mi ha fatto accettare anche cose difficili, e mi ha aiutato a fare un passo avanti».

Chi è oggi Jannik Sinner?
«Resto sempre un ragazzo a cui piace giocare a tennis. Solo che è diventato numero 1 del mondo».