21 April 2016

Vinci: “Un giorno mi piacerebbe allenare, capitano Fed Cup? Meglio Pennetta o Schiavone”

Alle porte della stagione sul rosso, Roberta Vinci parla del proprio gioco, le proprie aspettative, il futuro e degli internazionali d'Italia di Roma ... da Stoccarda, GIULIO GASPARIN

Vinci: “un giorno mi piacerebbe allenare, capitano fed cup? meglio pennetta o schiavone”

da Stoccarda, Giulio Gasparin - foto Getty Images

 

Dopo una bella partita contro la tedesca Julia Goerges, Roberta Vinci si è presentata non troppo contenta della sua prestazione, ma non per questo meno contenta di aver raggiunto i quarti di finale del Wta Premier di Stoccarda per la prima volta in carriera. Sfruttando quest'occasione, abbiamo ripercorso alcune delle dichiarazioni più interessate rilasciateci dalla tarantina durante questa prima metà di settimana in Germania.

 

Bella partita con la Goerges, sei contenta?

Sono partita bene sì, lei è una giocatrice strana perché comunque tira molto forte però oggi è stata molto fallosa all'inizio e quindi anche per me era difficile prendere il ritmo. Io ho cercato di controllare il più possibile e giocare il più solido possibile. Questo campo è strano, ci si muove male e chi prima prende l'iniziativa ha più chance di vincere il punto. Io ho servito molto bene, ma anche lei con un bel kick sulla seconda.

 

Le sensazioni non positive possono comunque arrivare anche giocando bene se l'altra tira tutto e o dentro o fuori non ti dà ritmo...

Verissimo, quando giochi con giocatrice del genere che per 3 game buttano tutto fuori, poi per 2 gli entra tutto e sono di nuovo in partita, devi cercare di concentrarti solo su te stessa e non all'altra, spingere il prima possibile e servire bene. Francesco (Cinà) mi ha detto di giocare nel modo più sporco possibile proprio per non farla entrare in palla. Più riuscivo a spingere, più lei voleva uscire dallo scambio e con le aperture ampie che ha e il terreno così veloce per lei era difficile, se rallentavo poi lei si esaltava.

 

Prima del torneo hai detto di esserti tolta lo smalto che portava iella, prima di oggi mai eri arrivata ai quarti qui a Stoccarda. Cosa ne hai fatto della boccetta? L'hai buttata via?

Non mi nominare lo smalto! Per ora è un disastro perché io senza smalto mi mangio le mani, però va bene perché preferisco mangiarmi le mani e vincere... poi appena ci saranno delle settimane di stop me lo rimetterò.

 

Continui a giocare con un problema al piede, forse questo ti permette di giocare più tranquillamente?

Da una parte i dolori ti mettono un po’ di pensieri in testa, perché ti senti un po’ rassegnata, dall'altra ti portano a giocare più veloce, su scambi brevi. Questa settimana sto cercando di non lamentarmi, di non far vedere che comunque ho qualche difficoltà, perché devo tamponare, non mi sento al 100% fisicamente ma riesco a lottare lo stesso, a stare lì aggrappata ad altre cose: al servizio, al dritto, alla risposta aggressiva. Tendo ad avere un atteggiamento un po’ più “menefreghista”, giocando un po’ più d’istinto, e tante volte mi va anche bene così.

 

Cosa prevede la tua programmazione?

Sono iscritta qui, a Praga, Madrid, Roma, Norimberga e Parigi. A me piace giocare tanto, perché entro in condizione solo giocando tante partite, ne ho bisogno. Se poi non starò ancora bene fisicamente, rivedrò il programma. Spero di essere in forma a Madrid e Roma, ma anche i tornei piccoli sono importanti per mettere punti in cascina visto che parti da testa di serie è anche più facile.

 

Per ora le previsioni mettono neve a Praga la prossima settimana, ancora intenzionata ad andarci?

A Praga? Bene, alla peggio mi visito la città! Poi con la neve il mio slice non si alza, potrebbe andare bene così, no? Comunque non so ancora se andrò, per ora sono iscritta, dipenderà da come va questo torneo e come starò con la caviglia, ma ci vorrei andare.

 

Come sarà tornare a Roma ora che tutti gli occhi saranno su di te?

C'è molta pressione su di me lì, come sempre, ma quest'anno ancora di più perché sono numero 8 del mondo, ho battuto Serena (Williams) agli US Open, sono numero uno d'Italia... ma tanto a Roma gioco sempre male, quindi non c'è da preoccuparsi. Ormai sono rassegnata a riguardo! (ride)

 

Billie Jean King disse che infondo la pressione è un privilegio...

Sì, è vero. Dovrei scrivermelo da qualche parte e leggerlo prima di entrare in campo, magari aiuta.

 

Quando fai un gran colpo di quelli che si alzano in piedi tutti, tu cosa provi?

Io non penso di essere presuntuosa, sono soddisfatta ma non è che dico: “Tiè, beccati questa”, anche perché devi pensare subito al punto successivo. Ho un tipo di gioco diverso rispetto a quello delle altre giocatrici e fare un punto insolito penso sia una piccola goduria, ma fondamentalmente è sempre un quindici. Ho notato che quando gioco io ci sono sempre tante giocatrici tra il pubblico, forse per vedere un tipo di tennis divertente, che piace… poi ovvio non è che gioco sempre così bene, ci sono partite in cui faccio schifo eh! Quando vinco un punto bello sono contenta perché dico: “Bello sto punto come me lo sono giocato bene!” però è una gioia effimera, perché c'è subito un altro punto.

 

Hai detto che tante giocatrici vengono a vederti ma a te chi piace guardare dal vivo?

In realtà un po’ tutte, non ho una preferita in particolare. Mi piace andare a vedere le partite soprattutto per esaminare i diversi stati d’animo, scoprire come si comportano... in generale mi piace osservare tanto le altre giocatrici.

 

L'anno scorso parlavi della maledizione della top 10, ma ora è tolta, come ci si sente?

La maledizione è tolta, ma non ci si accontenta mai. Mi dicevo: ‘Entro tra le prime dieci e basta’. Ora invece dico: ‘Vediamo se riesco a prendere qualche altra posizioncina’. Non ti cambia la vita ma è una bella sensazione, molto bella. La pressione? Non devo dimostrare più niente, però giocare tanto e bene è faticoso per la testa. Per fortuna non ho il doppio: ho una certa età, mi concentro sul singolo, provo a spingere al massimo e si vedrà. Comunque dopo l'ingresso in top 10 sono arrivati tanti complimenti, soprattutto sui social. Quando uno vince è tutto facile, ti dicono ‘sei fortissima, hai il back più bello’. Poi appena perdi tre partite, ti chiedono: “Ma come hai fatto a essere numero 8 del mondo?”. Devo dire però che comunque che mi fa piacere avere tanti tifosi vero che mi stanno vicino, è bello!

 

E cosa ti hanno detto le tue colleghe quando sei entrata in top 10?

Cosa mi hanno detto? Niente, ognuna si fa gli affari propri. Non so se mi guardano in modo diverso, forse dopo aver battuto Serena piuttosto che quando sono entrata in top-10. Ma magari sbaglio. Se ho dato l’esempio su come battere la Williams? Sarebbe bello chiederlo alla Kerber, in ogni caso il mio esempio e quello della Kerber penso siano da stimolo per le altre giocatrici: nel tennis oggi tutte possono battere tutte.

 

Si parla molto del futuro del tennis femminile in Italia, sei stata interpellata dalle nuove leve o le hai mai viste giocare?

No, nessuno mi ha mai chiesto niente. Leggo di queste ragazze ogni tanto ma sinceramente non le ho mai viste giocare. Nemmeno sono venute da me o da Francesco per chiedermi qualcosa, per confrontarsi, o per chiedermi, non dico aiuto, ma almeno un parere da chi ha tanta esperienza. Ora non sono certa non abbiano mai chiesto a Francesco, però non mi pare.

 

E a te piacerebbe fare il coach in futuro?

Mi piacerebbe fare il coach, sì. Anche perché penso di capirne un po’ a livello di schemi e di tattiche. Fin da piccola mi è sempre piaciuto interpretare le partite, cercare di capire cosa succede in campo, studiarne la tattica. Parlo tanto con Francesco anche di queste cose. La figura del coach è tutto per una tennista, sia in campo che prima del match, perché prova con te la tensione pre-partita, in particolare Francesco mi parla tanto, mi dice di stare tranquilla, di non pensare, di spingere e basta. Il coach non è soltanto “dritto e rovescio”, è la persona che comunque sta più a contatto con te e ti deve indirizzare, ti deve trasmettere tranquillità e serenità dentro e fuori dal campo. A me piacerebbe allenare giocatrici italiane, penso che quando smetterò avrò bisogno anch’io di una gavetta. Parecchi giocatori quando smettono si improvvisano coach ma bisogna capire bene come farlo, quindi avrò bisogno anch’io di un periodo di formazione.

 

Magari diventi capitano di Fed Cup!

Mmmh no quello è difficile, lì devi essere una carismatica, non mi ci vedrei bene, ma mai dire mai! Forse vedrei meglio una Pennetta o una Schiavone…mah, chissà!

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