Il tempo passa e Nick Kyrgios continua a vivere in una specie di limbo. Un po' fenomeno, un po' bidone, non si capisce cosa voglia fare della sua carriera. Sono sempre più lontani i tempi in cui batteva Rafa Nadal a Wimbledon e faceva gridare al miracolo. Gli australiani pensavano di aver trovato un degno erede della loro tradizione. A oggi, Nick è soprattutto un talento buttato via, noto per troppi comportamenti sopra le righe che nascondono un animo nobile, come certificato dalle tante attività benefiche. Sul campo da tennis, tuttavia, è stato definito “giocatore da Laver Cup”: non esattamente un complimento. Tra le tante colpe imputate a Kyrgios c'è la pericolosa tendenza all'autogestione, l'assenza di un coach stabile che indirizzi la sua vita, ancor prima che la sua condotta sul campo. Ci ha provato Sebastien Grosjean, ma è finita male. Ed è imbarazzante, talvolta, dare un'occhiata al suo angolo. Spesso, la figura più rappresentativa è la madre. Tuttavia, al torneo ATP di Tokyo è finalmente comparso un allenatore. Nel giorno del suo 37esimo compleanno, James Cerretani ha fatto il suo esordio sulla panchina di Kyrgios. Il doppista americano è ancora in attività, peraltro con un ottimo ranking (è numero 65, non troppo distante dalla 45esima posizione colta nel 2008). Eppure ha scelto di lanciarsi in un'avventura più complicata che affascinante. Per adesso, il duo è in prova: Cerretani seguirà Kyrgios a Tokyo e Shanghai, poi si vedrà. È iniziata benino, con un 7-5 7-6 a Yoshihito Nishioka, reduce dalla vittoria a Shenzhen. Oggi se la vedrà con Richard Gasquet negli ottavi. Già che c'erano, hanno anche tentato le qualificazioni in doppio, ma si sono arresi al secondo turno.