Io credo di no. Credo che a tutti quelli che si occupano di tennis, dai genitori, ai coach, ai giornalisti, alle istituzioni, a tutti quelli con un briciolo di coscienza tocchi ammettere che se Todd Reid è finito in una stanza buia, e ha deciso di uscirci senza le sue gambe, quella stanza l’abbiamo tirata su anche noi. Sì, anche noi. Ciascuno per la propria parte: io e quelli che fanno il mio lavoro, con le nostre liturgie un tanto al chilo, con i pezzi “sparati” a cuor leggero sul nuovo Panatta, il nuovo Borg, il nuovo Agassi, il nuovo Sampras. I manager, i praticoni, gli affaristi, in cerca di puledri cui appiccicare il loro marchio e incassare la percentuale, quelli che girano nei tornei e avvicinano tutti i ragazzi promettenti, tentando di portarseli via per venderseli a qualche cliente. Anche loro hanno creato – la citazione è fuori contesto, ma credo funzioni – un clima infame. Le federazioni di tutto il mondo, parlo di quelle che prendono e mollano adolescenti trascinandoli sull’ottovolante, in trionfo se vincono, cancellando il numero dalla rubrica non appena le cose non funzionano. E quasi sempre, ripetiamolo il più spesso possibile, non funzionano: nel grande tennis, c’è posto per neanche cento giocatori in tutto il mondo. Cento in tutto il pianeta. È più facile che io esca di casa tra un’ora e il motore di un Airbus mi caschi in testa. Smettiamola, di dire che “basta crederci”, “basta non mollare”, “basta lavorare”. Non basta. Posso correre tutti i giorni per dodici ore al giorno, e non vincerò mai neanche la campestre di Cuneo. Se hai vinto Wimbledon juniores, hai già fatto una cosa rarissima eppure non hai fatto niente. Non sei nessuno: chiedetelo a Roman Valent, Scott Humphries, a Wesley Whitehouse. A David Skoch, uno che giocava come Gesù bambino; devo aver tenuto il ritaglio di un articolo in cui se ne parlava come del Messia, un incrocio tra McEnroe e Lendl. Sta ancora cercando la sua strada, in qualche torneo che probabilmente si gioca vicino a casa vostra. Non ha mai vinto niente e ha 42 anni. Spero non gli càpiti mai per le mani quell’apologia sul futuro dittatore del tennis. Perché per quasi tutti la musica finisce, gli amici se ne vanno; Todd Reid è una pagina sul sito dell’Atp. “Inactive”, non c’è manco la foto del passaporto; miglior classifica 105, partite vinte in carriera 14, ultimo match perso contro Van Peperzeel. Todd Reid è morto. Credo sia morto di tennis.