Stefanini: "In famiglia si parla sempre di tennis"

L'intervista al giovane Jacopo Stefanini, che ha battuto Granollers-Pujol, approdando ai quarti di finale dell'Itf di Basilicanova...

Stefanini: "in famiglia si parla sempre di tennis"

Sconfiggendo il numero 339 Atp Gerard Granollers Pujol nel secondo turno del Torneo internazionale ITF maschile di Basilicanova (10.000 $ più ospitalità, terra) – Gold Cup “Trofeo Log-Freight”, Jacopo Stefanini ha fatto un doppio colpo: ha ottenuto il risultato più importante della sua breve e giovanissima carriera internazionale, superando un avversario di quasi 1.000 posizioni più in alto nel ranking mondiale e uguagliando il miglior piazzamento in un torneo Future.

 

La gioia, evidente e giustificata, è nelle sue parole a caldo dopo il match. “Ad inizio stagione giocavo molto bene ma i risultati non arrivavano, adesso finalmente sto iniziando a raccogliere i frutti del duro lavoro svolto. Conquistare tre quarti di finale consecutivi in tornei Future e battere tennisti sotto le prime quattrocento posizioni al mondo non è certo un caso, e vuol dire che sto percorrendo la strada giusta: spero di acquisire velocemente una classifica che mi permetta di entrare direttamente nei tabelloni principali, perché disputare le qualificazioni, come è successo a Bergamo e Sassuolo, ti toglie tante energie utili”.

 

Quali sono gli aspetti in cui sei più migliorato e dove devi ancora lavorare?
Mi sento più forte mentalmente. Rispetto al passato riesco a gestire meglio i momenti importanti e a lasciare alle spalle le difficoltà durante il match, ad esempio quando ho una partenza difficile e perdo il primo set. Fisicamente sto molto bene, e devo ringraziare il mio preparatore Stefano Giusti, con cui io e mia sorella abbiamo svolto un programma atletico efficace, basato unicamente su carichi naturali e senza ricorrere a macchinari. Per quanto riguarda gli aspetti da migliorare, di sicuro il rovescio e la continuità, anche se è molto legata all’esperienza e alla stanchezza derivante dai match precedenti.

 

Com’è stato per te il passaggio dai tornei Juniores al mondo professionistico?

Duro, ma inizio a sentirmi parte del circuito. La differenza più grande è che a livello Juniores c’è meno consapevolezza e spesso la gestione della vita dentro e fuori dal campo è molto più approssimativa. Tra gli adulti la professionalità è assai più elevata, dunque questo aumenta le difficoltà nel battere avversari più esperti e preparati.


La vita nei tornei Future è notoriamente ardua anche sul piano economico, per te è uno stimolo a crescere di classifica o lo vivi come un limite?
E’ chiaro che se mentre giochi pensi troppo al lato economico è deleterio, perché non hai la serenità per gestire una partita. L’aspetto finanziario ovviamente è fondamentale, ma cerco di viverlo non come un assillo: sono giovane e credo di avere grandi margini di miglioramento, quindi sono fiducioso per il futuro. Intanto vorrei abbattere alla svelta il muro dei primi mille giocatori al mondo, e poi vediamo di pormi nuovi obiettivi.

 

La tua è una famiglia di tennisti. Babbo e mamma sono maestri. La sorella Lucrezia, due anni più giovane di te, è numero 50 nelle classifiche mondiali Under 18. Vivere in un ambiente proiettato al 100% sullo sport di alto livello è stimolante oppure è un motivo di pressione?

In casa mia si parla sempre di tennis, direi che è normale! A volte cerco di staccare mentalmente, ma è la mia vita ed è giusto che sia così. Per quanto riguarda mia sorella, essere entrambi tennisti in rampa di lancio nel circuito professionistico è uno stimolo enorme, ci tifiamo a vicenda e quando è possibile assistiamo ai nostri match. Sarebbe bello che i nostri percorsi, che per motivi organizzativi si incrociano rarissime volte, procedessero in parallelo verso traguardi sempre più importanti. 

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