10 April 2010

Ritratti - Andy Roddick

Nato nella città di Malcom X, Marlon Brando e Fred Astaire, A-Rod a 27 anni ha ancora fame di gloria. Signore e signori, ecco la sua storia...

Intro

 

di Fabio Bagatella - foto Ray Giubilo

 

Omaha, Nebraska, ha dato i natali a tanti nomi altisonanti, l'attore Marlon Brando, il ballerino Fred Astaire, il politico Malcom X... L'ultimo “arrivato”, solo in ordine di tempo, è Andy Roddick. A 27 anni l'americano, che negli Stati Uniti ha vinto quasi tutto quello che c'era da vincere, è tutto fuorché sul viale del tramonto: gli ultimi due Masters 1000 americani lo hanno dimostrato.

 

Andrew Stephen (Andy) Roddick nasce il 30 agosto 1982 ad Omaha, capoluogo della contea di Douglas nel Nebraska sudorientale. Il padre, Jerry, è un uomo d'affari. La madre, Blanche, ha alle spalle una carriera da insegnante e dirige dal 2001 la “Andy Roddick Foundation” (Fondazione Andy Roddick). Andy ha due fratelli maggiori, Lawrence e John, ed è proprio seguendo le orme di quest'ultimo che inizia già in tenera età a giocare a tennis.

 

I Roddick vivono ad Austin (Texas) fino al 1993 quando decidono di trasferirsi a Boca Raton nell'interesse della carriera tennistica del secondogenito John. Qui A-Rod conosce il grande amico e futuro compagno di Davis, Mardy Fish con cui, oltre a giocare sui campi da tennis, si diletta sul parquet del basket. Ha anche modo di allenarsi con le sorelle Williams e alla fine è lui a soppiantare presto il fratello più grande  nella gerarchia tennistica di casa.

 

Alla fine del 1999, a soli 17 anni, Andy è sul punto di interrompere la carriera tennistica ancor prima di iniziarla. Una bruttissima figura contro un avversario sulla carta decisamente inferiore lo getta nello sconforto: raccoglie un solo game e sembra più che intenzionato ad abbandonare tutto. E' il coach di allora, il francese di origini algerine Tarik Benhabiles, a proporgli un patto: “concedi ancora quattro mesi al tennis e poi decidi”. L'anno successivo A-Rod domina il circuito Juniores e si regala pure le prime vittorie in quello maggiore. Con Sampras e Agassi, che devono iniziare a fare i conti con la carta d'identità, gli USA sembrano avere trovato la stella del futuro.

 

E' nei tornei americani che “A-Rod” riesce a rendere al meglio: tre vittorie a Houston, San Jose e Washington; due a Memphis e nei Masters 1000 di Cincinnati e Miami. Il suo “record” sono comunque i quattro timbri sull'erba del regale “Queen's”, a Londra. Il 2003, quando la famiglia Roddick lascia la Florida per ritornare ad Austin, è l'anno da ricordare: primo e unico Slam della carriera, “naturalmente” l'US Open e leadership mondiale, conquistata il 3 novembre e mantenuta consecutivamente per nove settimane. A 21 anni e due mesi è il quarto numero uno più giovane di sempre dopo Lleyton Hewitt, Marat Safin e John McEnroe.

 

Dal 2000 si è aggiudicato almeno un torneo all'anno: ha disputato 55 finali (7 in doppio), ha incamerato 33 titoli Atp (29 in singolare) e pare sulla strada giusta per eguagliare ed eventualmente battere il record di Ivan Lendl che tra il 1980 e il 1993 fu capace di vincere almeno un torneo all'anno. Dal primo ingresso nei top ten dell'autunno 2002, può vantare una presenza costante tra i primi dieci giocatori del mondo eccezion fatta per quattro settimane dell'estate 2006. Detiene tutt'oggi il record del servizio più veloce della storia del tennis (249,5 km/h), stabilito nel 2004 in occasione della semifinale di Coppa Davis contro il bielorusso Voltchkov. Insalatiera che, nel 2007 a dodici anni dall'ultimo trionfo, riporta negli USA grazie ad un'annata perfetta: sei vittorie in sei incontri giocati.

 

Protagonista dentro e fuori dal campo Andy fa parlare di sé anche per vicende extra-tennistiche. La Fondazione Andy Roddick è attiva dal 2001 nel sostegno economico ai bambini più bisognosi con particolare attenzione ai minori vittime di abusi e a quelli colpiti dalle malattie più invalidanti. L'organizzazione no profit, con sede a Boca Raton (Florida), può vantare di aver raccolto la rimarchevole somma di oltre nove milioni di dollari in meno di dieci anni di attività. Tra i volti noti che forniscono il loro contributo all'associazione anche Elton John, Lionel Richie, Cindy Crawford e Donna Summer. Nel 2004 A-Rod riceve il “Premio umanitario Arthur Ashe” proprio per l'operato benefico compiuto dalla sua Fondazione.

 

Nel 2006, durante la presidenza George W. Bush, Andy viene anche eletto nel Council of Sports and Fitness (Consiglio per lo sport e il fitness). Non solo riconoscimenti socio-politici per l'asso del Nebraska: sempre nel 2006 la rivista “People” lo inserisce al sesto posto tra gli uomini più sexy del pianeta. Nell'estate dell'anno successivo è il suo fisico scultoreo a troneggiare sulla copertina del magazine “Man's Fitness”.

 

Tra flirt veri o presunti, l'ambito A-Rod vive, tra il 2002 e il 2004, una lunga love story con l'attrice-cantante Mandy Moore. Tre anni dopo il colpo di fulmine con un'altra connazionale, la modella Brooklyn Decker. Sfogliando il magazine statunitense “Sports Illustrated SwimSuit Issue”, Andy rimane letteralmente folgorato dalla 22enne dell'Ohio e parte all'attacco. Chiede al suo agente di contattarla ed i due alla fine del 2007 iniziano a frequentarsi. Il 31 marzo del 2008 il tennista annuncia sul suo sito il fidanzamento ufficiale, il 17 Aprile 2009 coronano il loro sogno d'amore con il matrimonio.

 

Dal dicembre 2008 è allenato da Larry Stefanki che, dopo un periodo di appannamento, sembra averlo riportato sulla cresta dell'onda. Il dramma sportivo dell'ultima finale di Wimbledon persa 16-14 al quinto contro la “bestia nera” Federer non lo ha scalfito. Quest'anno è ripartito alla grande: sul cemento americano è stato l'assoluto protagonista con il trionfo di Miami e le finali di Indian Wells e San Jose. Stefanki, che in passato ha allenato tre altri numeri uno (John McEnroe, Yevgeny Kafelnikov e Marcelo Rios), non ha dubbi: “Andy sarà capace di aggiudicarsi un altro Major nel futuro prossimo”. Staremo a vedere...

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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Anno per anno

 

di Fabio Bagatella - foto Ray Giubilo 

 

E’ il 2000 a segnare l’ingresso del 18enne Andy Roddick nel professionismo tennistico. Al dominio delle classifica junior dopo i trionfi di Australian Open e US Open, si aggiungono già le prime vittorie nel circuito maggiore. La giovane promessa del tennis statunitense riceve molte wildcards nei tornei casalinghi e si fa presto notare. Alla sconfitta contro Laurence Tieleman (104) di Delray Beach segue subito la prima vittoria ATP. Al Masters Series Miami rifila un secco 6-4 6-0 a Vicente (41) prima di racimolare cinque games contro Agassi (1). A Washington si spinge sino ai “quarti” piegando nell’ordine Voinea (91), Santoro (30) e Kucera (47). E’ ancora una volta Agassi (1) a fermarlo (6-4 6-4). A Flushing Meadows gioca il suo primo Slam da pro strappando un set ad Albert Costa (24). Nell’ultimo scorcio di stagione si dedica ai Challengers con risultati di riguardo: successo a Austin (Texas) e Burbank (California), finale a Knoxville (Tennessee) e semifinale a Las Vegas. Niente male come inizio: a fine anno è già numero 156 del mondo laddove a gennaio non era ancora presente nel ranking ATP.

 

Nel 2001 irrompe, nemmeno ventenne, tra i top 20. Dopo aver dominato il Challenger di Waikoloa (Hawaii), arrivano i primi squilli nei tornei del circuito maggiore. A Miami si concede il lusso di battere 7-6 6-3 Sampras (4) prima di arrendersi 3-6 2-6 a Hewitt (7). Tra la fine di aprile e l’inizio di maggio infila una striscia di dieci vittorie consecutive che gli valgono i trionfi sulla terra di Atlanta e Houston nonché l’ingresso tra i top 50 (46). A Delray Beach coglie pure il primo successo in doppio (con Gambill). In cinque mesi scala oltre 100 gradini della classifica mondiali ma non si arresta. Nel suo primo Roland Garros si ritira al terzo turno contro Hewitt (6) dopo essere stato protagonista di un’epica battaglia contro Michael Chang (35) vinta 7-5 al quinto nonostante i crampi. Anche a Wimbledon un ottimo terzo turno: regola T. Johansson (14) prima di cedere in quattro set al futuro re, Goran Ivanisevic (125). Nella seconda parte di stagione anche il cemento nordamericano gli regala soddisfazioni: “quarti” nel Masters Series del Canada dove sconfigge in rimonta il leader mondiale Kuerten, terzo urrah stagionale a Washington e, dulcis in fundo, quarti di finale nello Slam newyorkese dove è l’unico a far tremare per quasi quattro ore il dominatore assoluto Hewitt (4). Dopo un’altro quarto a Basilea (ko contro Federer, 13) ed aver “salvato”gli USA dalla retrocessione in Davis (4-1 all’India) chiude una prima annata da ricordare a ridosso dei big (14).

 

Nel 2002 la top 10 diviene realtà. Gioca per la prima volta in Australia: bene la semifinale di Sidney (ancora ko contro Federer, 13), meno bene il secondo turno di Melbourne (si ritira contro Ljubicic, 35). Con il ritorno negli USA la cavalcata riparte: vittoria a Memphis, bis a Houston (dove supera ancora Sampras, 14 vincendo anche in doppio con Fish), finale a Delray Beach (piegato da Sanguinetti, 60). Dopo la deludente parentesi europea in cui comunque raggiunge la semifinale a Roma (out contro Haas, 7), è ancora l’aria di casa a giovargli. Finale al Masters Series del Canada (battuto da Canas, 19), semifinale a Los Angeles, “quarti” nell’altro Masters Series di Cincinnati e soprattutto agli US Open dove il futuro vincitore Sampras (17) si “vendica” delle due precedenti sconfitte infliggendogli una sonora lezione in meno di un’ora e mezza (6-3 6-2 6-4). E’ proprio la finale canadese a portarlo per la prima volta nei top ten (9) ad inizio agosto. Nell’ultima parte dell’annata due nuovi “quarti”: a Basilea dove è sempre Federer (8) a fermarlo e al Masters Series di Bercy (fuori contro Srichaphan, 21). A fine anno è il decimo giocatore del mondo.

 

Il 2003 è l’anno della definitiva consacrazione. Sei successi in otto finali tra cui il trionfo nello Slam newyorkese e nei due Masters 1000 del Canada e di Cincinnati. Ciliegina sulla torta la leadership mondiale di fine anno conservata fino all’inizio del 2004. Che sia un’annata di quelle da incorniciare lo si capisce subito. A Melbourne realizza il suo best di sempre: solo uno Schuettler (36) in stato di grazia lo ferma in semifinale. Dopo le finali perdute a Memphis (contro Dent, 68) e Houston (contro Agassi, 2) è la tarda primavera europea a segnare il cambio di marcia. Domina prima sulla terra di St Poelten e poi sull’erba del Queen’s cedendo in tutto un solo tiebreak (ad Agassi, 2 nella semifinale del torneo della Regina). A Wimbledon “inciampa” in semifinale contro Federer (5) ma il meglio deve ancora venire. Sull’amato cemento di casa, tra la fine di luglio e l’inizio di settembre, infila la vittoria di Indianapolis, la semifinale di Washington (ko al tie-break del terzo set contro Henman, 38) e soprattutto uno spettacolare filotto di tre trionfi prestigiosissimi. Il Masters Series del Canada (dove in “semi” sfata il tabù Federer) quello di Cincinnati e l’US Open (dove demolisce nella finalissima Ferrero, 3) si aggiungono così al suo palmares. Negli indoor europei di fine stagione ancora due semifinali (a Basilea e Bercy): il 3 novembre diviene il leader della classifica ATP. Si qualifica al suo primo Masters (Houston) come numero al mondo ma in “semi” Federer (3) si conferma un avversario indigesto. Nonostante questa sconfitta termina la stagione in vetta al ranking mondiale.

 

Nel 2004 perde la leadership ATP (e non la riconquisterà più). Il re del circuito abdica già a Melbourne dopo la sconfitta nei “quarti” nella durissima battaglia contro il futuro finalista Safin (86). Il “duro” americano gli dà subito l’occasione di rifarsi: vittoria a San Josè e soprattutto nel Masters Series di Miami. Al Queen’s si ripete mentre a Wimbledon è sempre Federer (1) a dimostrarsi insuperabile (ko in finale al quarto set). L’estate non è esaltante come quella dell’anno precedente ma non negativa: bis a Indianapolis, finale nel Masters Series del Canada (sempre ko contro Federer, 1), “quarti” in quello di Cincinnati (out contro Agassi, 11) e all’US Open (sorpreso da J. Johansson, 30). Deludente la parentesi olimpica di Atene dove cede netto a Gonzalez (21). Nel finale di stagione nuovo rovescio al cospetto di Federer nella finale di Bangkok e seconda qualificazione al Masters. Questa volta è Hewitt (3) a sconfiggerlo nettamente in “semi”. Dopo aver condotto gli USA alla finale di Davis contro la Spagna, perde due matches decisivi a Siviglia contro un giovanissimo Nadal (51) e contro Moya (5). Chiude l’annata sul podio del ranking ATP (2) ma ben lontano dal leader Federer.

 

Nel 2005 si mantiene stabilmente nei top 5. Dopo una nuova semifinale raggiunta agli Australian Open dove si arrende ancora al beniamino di casa Hewitt (3) giungono i consueti buoni risultati nei tornei di casa. Vittorie a San Jose e Houston, “semi” a Memphis e al Masters Series di Indian Wells (out dopo tre tie-break contro Hewitt, 2). Tris al Queen’s e nuova “lezione” da Federer (1) nella finale di Wimbledon. L’estate nordamericana gli regala “solo” la vittoria di Washington e la finale del Masters Series di Cincinnati dove supera finalmente Hewitt (3) ma si arrende sempre a Federer (1). Agli US Open dopo tre tie-break, è sorprendentemente eliminato all’esordio dal lussemburghese Muller (68). Nel finale di stagione vittoria in quel di Lione (è il 20o titolo), “semi” a Bercy (ko contro Ljubicic, 10). Il terzo posto di fine anno gli consente la terza partecipazione al Masters ma un infortunio alla schiena lo costringe a dare forfait.

 

Il 2006 non è una grande stagione. Dopo tre anni e mezzo a luglio esce dai top ten. Alla vigilia della stagione sul cemento nordamericana l’annata è proprio deficitaria: si segnalano soltanto le semifinali di San Jose e del Queen’s ed i “quarti” dei Masters Series di Miami e Roma perdendo molte volte contro avversari che negli anni precedenti aveva spesso sconfitto comodamente. E’ ancora una volta l’estate nordamericana a ridargli fiducia riportandolo nei top ten: trionfo al Masters Series di Cincinnati (dopo aver rischiato tantissimo al primo turno contro Bracciali, 63), finale ad Indianapolis (piegato da Blake, 6 ma vittoria nel doppio con Reynolds) e finalissima all’US Open (liquidato in quattro set dall’onnipresente Federer, 1). Riesce a qualificarsi per il quarto anno consecutivo al Masters ma in Cina esce subito nel round robin. Chiude una stagione nel complesso sottotono al sesto gradino del ranking ATP.

 

Il 2007 è l’anno del trionfo in Coppa Davis. L’inizio è scoppiettante con un bilancio di 21 vittorie in 26 incontri giocati nei primi tre mesi. Finale a Memphis (asfaltato da Haas, 9),  semifinale a Melbourne, San Jose e Indian Wells (dove è superato rispettivamente da Federer 1, Murray, 13 e Nadal, 2) e “quarti” a Miami (ritirato contro Murray). Nella seconda parte di stagione arriva il quarto urrah al Queen’s, il terzo a Washington ed i due “quarti” di Wimbledon e Flushing Meadows (fuori contro Gasquet, 14 e Federer, 1). Il grande risultato della stagione resta comunque l’aver guidato, con sei vittorie in altrettanti matches disputati, gli USA alla 32a vittoria in Davis (4-1 alla Russia in finale). Per il secondo anno consecutivo chiude al sesto posto del ranking ATP qualificandosi per il suo quinto Masters dove si ferma in “semi” (netto ko contro Ferrer, 6).

 

Il 2008 parte bene ma si conclude in sordina. L’avvio è ottimo con il terzo timbro a San Josè, il primo a Doha (dove supera Nadal, 2), Djokovic, 3) e la semifinale del Masters Series di Miami. In Florida interrompe nei “quarti” la lunghissima striscia di sconfitte consecutive (11) contro Federer (2) ma si arrende al futuro campione Davydenko (4). Nella restante parte della stagione gioca poco (per una serie di guai fisici) e non colleziona grandissimi risultati. Degni di nota il successo di Pechino, la finale di Los Angeles (ko con Del Potro, 24), la “semi” del Foro Italico, del Queen’s e di Tokyo (out rispettivamente contro Nadal, 2, Wawrinka, 24 e Berdych, 27) nonché i “quarti” dell’US Open  (fuori contro Djokovic, 3) e di Bercy (contro Tsonga, 14). A fine anno il suo ranking peggiora leggermente (8) ma gli permette di collezionare il sesto Masters. Un problema all’anca destra lo costringe però nuovamente al forfait.

 

Nel 2009 si conferma tra i top 10 per l’ottavo anno consecutivo. L’inizio è ancora una volta positivo: finale a Doha (ko contro Murray, 4), quarta semifinale a Melbourne (dove approfitta del ritiro di Djokovic, 3 ma cede a Federer, 2) , “semi” e “quarti”  ai Masters 1000 di Indian Wells e Miami (out contro Nadal, 1 e Federer, 2), titolo a Memphis. In California si consola comunque con la vittoria nel doppio in coppia con Fish. Dopo l’abituale deludente parentesi sul rosso è l’erba londinese a ridargli un mezzo sorriso. Semifinale al Queen’s (ritirato contro Blake, 16) e soprattutto finale a Wimbledon. Nello Slam britannico piega a fatica nei “quarti” un redivivo Hewitt (56), in “semi” l’idolo di casa Murray (3) ed arriva molto vicino a sconfiggere in finale Federer (2). Si arrende 16-14 al quinto perdendo il servizio solo nell’ultimo gioco di un match al cardiopalma. La seconda parte della stagione è caratterizzata da ripetuti guai fisici che ne condizionano il rendimento. Da segnalare comunque la finale di Washington e la “semi” di Montreal sempre sconfitto da Del Potro (6). Settimo nel ranking ATP di fine anno e settimo Masters della sua carriera: non gioca per l’ennesimo infortunio.

 

Il 2010 si è aperto alla stragrande. Dopo la vittoria di Brisbane e i quarti di Melbourne, battuto al quinto dall’emergente Cilic (14), il cemento americano gli regala una soddisfazione dietro l’altra. Prima l’antipasto con la finale di San Jose (ko contro Verdasco, 11) e i “quarti” di Memphis (out nel derby contro Querrey, 31); poi i due piatti forti: finale al Masters 1000 di Indian Wells, superato da uno strepitoso Ljubicic (26) e trionfo assoluto in quello di Miami dopo aver sconfitto Nadal (4) in “semi” ed il sorprendente Berdych (20) in un ultimo atto con poca storia. Forte del 29o titolo ATP in cascina, scalza lo svedese Robin Soderling dal settimo gradino del ranking mondiale.

 


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La scheda

 

di Fabio Bagatella - foto Ray Giubilo

 

Nome e cognome completo  

Andrew Stephen (Andy) Roddick

Data di nascita 

30 agosto 1982

Età 

27 anni

Luogo di nascita 

Omaha (Nebraska, USA)

Nazionalità 

Statunitense

Residenza 

Austin (Texas, USA)

Altezza 

188 cm

Peso

88 kg

Professionista dal

2000

Gioco

Destro (rovescio a due mani)

Titoli ATP (singolo)

29 (2001: Atlanta, Houston, Washington; 2002: Memphis, Houston; 2003: St. Poelten, Queen’s, Indianapolis, Canada Masters Series, Cincinnati Masters Series, US Open; 2004: San Jose, Miami Masters Series, Queen’s, Indianapolis; 2005: San Jose, Houston, Queen’s, Washington, Lione; 2006: Cincinnati Masters Series; 2007: Queen’s, Washington; 2008: San Jose, Dubai, Pechino; 2009: Memphis; 2010: Brisbane, Miami Masters 1000)

Finali ATP (singolo)

19 (2002: Delray Beach, Canada Masters Series; 2003: Memphis, Houston; 2004: Houston, Wimbledon, Canada Masters Series, Bangkok; 2005: Wimbledon, Cincinnati Masters Series; 2006: Indianapolis, US Open; 2007: Memphis; 2008: Los Angeles; 2009: Doha, Wimbledon, Washington; 2010: San Jose, Indian Wells Masters 1000)

Titoli ATP (doppio)

4 (2001: Delray Beach con Gambill; 2002: Houston con Fish; 2006: Indianapolis con Reynolds; 2009: Indian Wells Masters 1000 con Fish)

Finali ATP (doppio)

3 (2001: Los Angeles con Gambill, Lione con Waite; 2004: Doha con Koubek; 2009: Pechino con Knowles)

Attuale classifica ATP (singolo)

No. 7

Miglior classifica ATP (singolo)

No. 1 (03 novembre 2003)

Attuale classifica ATP (doppio)

No. 154

Miglior classifica ATP (doppio)

No. 50 (11 gennaio 2010)

Miglior risultato Australian Open (singolo)

 

Semifinale (2003, 2005, 2007, 2009)

Miglior risultato Roland Garros (singolo)

Quarto turno (2009)

Miglior risultato Wimbledon (singolo)

Finale (2004, 2005, 2009)

Miglior risultato US Open (singolo)

Vittoria (2003)

Miglior risultato Grande Slam (doppio)

Secondo turno (US Open: 1999 con Harper-Griffith, 2000 con Dent)

Miglior risultato ATP Masters

Semifinale (2003, 2004, 2007)

Matches vinti/persi ATP+Grande Slam (singolo)

533/167

Matches vinti/persi

ATP+Grande Slam (doppio)

61/40

Matches vinti/persi Coppa Davis (singolo)

31/11

Allenatore

Larry Stefanki

Guadagni totali in carriera

$18,342,914

Nickname

A-Rod

Stato civile

Sposato con la modella statunitense Brooklyn Decker (17 aprile 2009)

Sito internet

http://www.AndyRoddick.com

 

 


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